Ancora in quarantena, accompagna la moglie all’esame: indagato

Giovedì 4 Marzo 2021 di Marco Aldighieri
Ancora in quarantena, accompagna la moglie all’esame: indagato

IL CASO
Il marito la accompagna in auto a Padova per motivi di lavoro.

Ma lui, arrivato in un albergo a due passi dalla stazione ferroviaria e registrato all’ingresso, è risultato avere violato la quarantena. È così scattato "l’allert alloggiati" come segnalazione di un ospite con positività al Covid, e all’Hotel è arrivata la polizia. Insomma, l’ennesimo “furbetto”? Non proprio, l’uomo “pizzicato” al di fuori delle mura domestiche è il compagno di Angela Maffeo, medico del lavoro e soprattutto direttore dello Spisal di Treviso. «È tutto un disguido - ha dichiarato la dottoressa - spiegheremo al giudice come è andata veramente».

Domenica 21 febbraio, passate le 15.30, Raffaele Di Meo, 67 anni di Ruviano in provincia di Caserta, ha accompagnato in auto a Padova la moglie Angela Maffeo. Entrambi vivono a Villorba in provincia di Treviso. La responsabile dello Spisal il giorno dopo, il 22 di febbraio, si è recata al cinema “Rex” nel quartiere Sant’Osvaldo: era stata chiamata come direttrice della commissione esaminatrice per un concorso relativo all’assunzione di 22 medici del lavoro. E mentre lei raggiungeva il luogo dell’esame, in albergo alle 7.35 è scattato "l’allert alloggiati" come segnalazione di un ospite con positività al Covid. In pochi minuti è arrivata la polizia e gli agenti hanno identificato il 67enne campano. Secondo quanto ricostruito dai poliziotti Di Meo, avrebbe dovuto finire il suo periodo di quarantena martedì 23 febbraio. Inoltre nei giorni 3 e 18 febbraio, sottoposto a due tamponi nasofaringei, è risultato positivo a entrambi. Gli agenti allora hanno contattato la moglie al telefono, mentre stava presiedendo l’esame dei medici del lavoro. Maffeo ai poliziotti ha dichiarato di essere stata “costretta” a chiedere al marito un passaggio in auto in quanto impossibilitata a raggiungere la città di Padova con altri mezzi. Ha poi sottolineato che lei era già negativizzata dal Covid, mentre il compagno aveva finito la quarantena domenica 21 febbraio. Una circostanza questa non ritenuta veritiera dalla Procura euganea, tanto da iscrivere nel registro degli indagati Di Meo per il reato di delitto colposo contro la salute pubblica. Intanto, nella giornata di domani, i vertici dell’Ulss della Marca sentiranno la versione dei fatti fornita dalla direttrice dello Spisal.

 Angela Maffeo ha respinto al mittente le accuse contro il marito e ha difeso la sua posizione di medico del lavoro. «Mio marito il 21 di febbraio ha finito la quarantena, ed è venuto tranquillamente con me. Non l’ho lasciato da solo a Treviso, visto che tutti e due eravamo stati contagiati. Io ero già risultata negativa da più di una settimana, mentre lui ha iniziato la quarantena il primo febbraio e l’ha finita il 21». E ancora: «Dimostreremo al giudice che ci siamo mossi nel pieno rispetto della legge. Mio marito non ha portato con se la liberatoria e io, forse superficialmente in questo caso, ho pensato di regolarizzare il tutto martedì, quindi il 23 di febbraio. Comunque mio marito era negativo e io come medico del lavoro non mi sarei mai permesse di fare una stupidaggine del genere». La direttrice dello Spisal di Treviso si è poi tolta qualche sassolino dalle scarpe: «Nessuno si è interessato a me e a mio marito, quando a Treviso siamo stati vittima di una truffa da 1.800 euro. Mi dispiacerebbe adesso essere la pietra dello scandalo. A Padova sono stata - ha terminato - per presiedere la commissione in Azienda zero relativa al concorso per l’assunzione di 22 medici del lavoro. E a Treviso ne abbiamo un grande bisogno».
 

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