Dalle aree tropicali alle aride, apre
il giardino delle biodiversità

Giovedì 11 Settembre 2014
Dalle aree tropicali alle aride, apre il giardino delle biodiversità
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PADOVA - Dal 16 settembre chi visita l’Orto Botanico di Padova, il più antico al mondo e Patrimonio Unesco, potrà accedere al Giardino della biodiversità, il più moderno e innovativo esempio di divulgazione scientifica applicata alla botanica, e insieme di documentazione, a livello internazionale. “Il rigore scientifico – garantisce Giuseppe Zaccaria, rettore dell’ateneo padovano – è assoluto, ma anche lo spettacolo della natura fa la sua parte, offrendo ai visitatori, a tutti i visitatori e non solo a specialisti o addetti ai lavori, una opportunità che non si trova altrove.”

Il Giardino della biodiversità è un viaggio attraverso i biomi del pianeta: dalle aree tropicali alle zone subumide, dalle zone temperate a quelle aride.

Per rendere visibile il patrimonio di biodiversità che ogni angolo della Terra custodisce, dal più ricco al più povero, dal più protetto al più minacciato.

Il primo giardino botanico universitario del mondo continua così una tradizione di ricerca sulle specie vegetali iniziata nel lontano 1545. Un ruolo fondamentale considerando che solo il 10% delle specie vegetali presenti sulla Terra è conosciuto, mentre si stima che ogni giorno si estinguano centinaia di specie mai conosciute.

Il percorso espositivo

Il Giardino non racconta il pianeta dal punto di vista dell’uomo, o a partire dal mondo animale, sposta invece l’attenzione sulle forme di vita vegetali.

Pannelli informativi, filmati, exhibit interattivi, reperti raccontano come l’intelligenza vegetale e l’intelligenza umana abbiano svolto un comune percorso di coevoluzione da Lucy sino ai nostri giorni. Le piante intanto raccontano il loro millenario rapporto con l’uomo: usate per nutrire, per curare o per costruire gli oggetti che fanno la nostra storia.

Le oltre 1.300 le specie che fanno parte del progetto espositivo del Giardino della biodiversità vivono in ambienti omogenei per umidità e temperature, che simulano le condizioni climatiche dei biomi del pianeta: dalle aree tropicali alle zone subumide, dalle zone temperate a quelle aride.

La posizione delle piante all’interno di ciascun ambiente e del laghetto delle piante acquatiche rispecchia una suddivisione fito-geografica: un viaggio attraverso la vegetazione della Terra (in America come in Africa e Madagascar, in Asia, nell’Europa temperata, in Oceania). E il visitatore ha l’immediata rappresentazione della ricchezza (o povertà) di biodiversità presente in ciascuna fascia climatica.

Anche le nuove tecnologie elettroniche sono di casa nel Giardino della biodiversità. Qui smartphone e tablet diventano strumenti con cui i visitatori possono relazionarsi con gli ambienti e le piante: il web come strumento per aumentare le possibilità di comunicazione e la diffusione delle conoscenze botaniche, naturale evoluzione del modo di raccontare i cinquecento anni di esperienza scientifica dell’Orto botanico.

Con la nuova app per Android e iOS la visita inizia prima dell’arrivo nell’Orto e può continuare anche una volta usciti dai suoi cancelli. Inoltre, durante la visita, grazie a rilevatori di prossimità collocati nel giardino, la app notifica al visitatore la possibilità di accedere a contenuti di approfondimento.

La comunicazione in internet come riproposizione delle interconnessioni delle piante, le cui radici formano una vera e propria rete, dove ogni apice funge da nodo in grado di rilevare l’ambiente e di comunicare in un gigantesco web botanico che esiste da milioni di anni.

La struttura – aspetti tecnici

L’effetto visivo di un unico piano di vetro lungo 100 metri è stato ottenuto con la messa a punto di un nuovo sistema di fissaggio delle lastre, senza profili esterni e in grado di sopportare carichi di vento oltre i 400 kg/mq.

Le superfici opache interne ed esterne sono rivestite con un composto fotocatalitico che sfrutta i raggi ultravioletti per dar luogo a una reazione chimica. Il suo effetto è un abbattimento considerevole dell’inquinamento atmosferico: le stime parlano di 150 metri cubi/metro quadro ripuliti dagli agenti inquinanti ogni giorno.

La copertura della serre è composta di cuscini di Etilene TetrafluoroEtilene (ETFE), un materiale plastico resistente alla corrosione, più leggero e trasparente del vetro ai raggi ultravioletti, vitali per le piante. La loro forma permette di accogliere il calore del sole, creando un cuscinetto d’aria che riduce le dispersioni per irraggiamento nelle fasi notturne.

L’effetto serra viene sfruttato per risparmiare energia e allo stesso tempo mantenere gli ambienti all’interno dei parametri di temperatura e umidità propri di ciascuna fascia climatica. Il calore prodotto dai raggi solari resta infatti imprigionato nelle serre: in inverno si accumula durante il giorno nelle parti in muratura, venendo rilasciato durante la notte e d’estate invece il calore viene mitigato attraverso l’apertura delle vetrate e delle coperture sul tetto delle serre. E sono le piante, che reagiscono alle condizioni ambientali rilasciando anidride carbonica e ossigeno in misura diversa al variare di umidità e di temperatura, a dare l’input per l’apertura e chiusura delle vetrate. Un sistema computerizzato mette in relazione i dati forniti dalle piante con i parametri di vita ottimali per ciascuna fascia climatica.

Una nuova tecnica di crescita delle piante arbustive è stata impiegata sulle coperture non trasparenti delle strutture. Trasformare queste aree in zone di crescita del verde ha una positiva ricaduta sull’ambiente: dalla riduzione dei consumi energetici dell’edificio, alla produzione di ossigeno, fino all’abbattimento dei valori di anidride carbonica e polveri sottili.

I numeri

Pochi numeri per dare la dimensione della nuova e innovativa struttura che l’Università di Padova ha creato accanto al suo cinquecentesco Orto dei Semplici: Il nuovo giardino si estende su una superficie di un ettaro e mezzo nel cuore del centro storico di Padova, tra le basiliche di Sant’Antonio e di Santa Giustina, a lambire il Prato della Valle.

Più di 1.300 specie sono accolte nelle cinque grandi nuove serre realizzate ad altissima tecnologia. Dai 1.050 mq della superficie del giardino pensile vengono prodotti 766.500 litri di acqua, parte dei quali - 450.000 – stoccati nella vasca per il recupero delle acque piovane, quantità che garantisce l’autosufficienza idrica del Giardino. Da parte sua un pozzo artesiano preleva – a 284 metri di profondità – acqua a 24°C costanti permettendo la vita delle piante acquatiche tropicali tutto l’anno.

3.643.722 litri il volume delle acque piovane recuperate in un anno, mentre a 52.205 kWh ammonta l’energia elettrica prodotta in un anno dall’impianto fotovoltaico che porta a 33.933 Kg la quantità di CO2 non immessa nell’atmosfera utilizzando l’energia solare.

Ultimo aggiornamento: 13 Settembre, 13:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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