«Sono gay», la Cassazione gli nega lo status di rifugiato politico

Martedì 6 Novembre 2018 di Marco Aldighieri
«Sono gay», la Cassazione gli nega lo status di rifugiato politico

PADOVA - Pur di ottenere il riconoscimento dello status di rifugiato politico ha portato davanti al giudice la sua presunta omosessualità perseguita con la galera, e rischio di morte, nella sua terra d'origine. Ma è stato tutto inutile e i giudici non gli hanno concesso la protezione. Per capire questa vicenda bisogna però andare per ordine a partire dal processo di primo grado in cui un cittadino nigeriano, domiciliato a Padova, aveva ottenuto il riconoscimento di rifugiato politico. Il suo obiettivo sembrava raggiunto se non fosse che il ministero dell'Interno si è opposto alla decisione e ha presentato ricorso, poi vinto, in Appello. A questo punto l'extracomunitario in Cassazione ha rincarato la dose dicendo ai giudici che la sua vita, se fosse ritornato in patria, sarebbe stata in pericolo sia per la guerra e sia perché è omosessuale. I giudici hanno però respinto la sua richiesta e il nigeriano, difeso dagli avvocati Chiara Pernechele e Maria Pia Rizzo, ha ora intenzione di ricorrere alla Corte Europea dei Diritti Umani.
LA BOCCIATURA
I giudici della Suprema Corte, nella loro decisione, si sono rifatti a un passaggio della sentenza della Corte d'Appello in cui si spiega che ...La zona dove la guerra era in atto era diversa da quella dove il ricorrente abitava.... Il ricorrente, quindi, non arriva dal nordest della Nigeria dove il conflitto è cruente, ma dal nordovest dove non ci sarebbe alcun pericolo di essere massacrati dai miliziani. Quindi il nigeriano non avrebbe avuto alcun motivo di scappare dalla sua patria perché non sarebbe mai stato perseguitato. Visto che la partita della guerra non aveva convinto i giudici, il cittadino nigeriano ha insistito sulla sua omosessualità, dicendo che in Nigeria le persone con lui rischiano ogni giorno di essere uccise. E i suoi avvocati hanno contestato alla Corte di Cassazione l'omesso esame della valutazione di tutta la documentazione prodotta, tra cui la l'iscrizione del nigeriano all'Arcigay di Padova e gli scambi su Facebook con il suo attuale compagno. Ma gli Ermellini hanno dato ragione ai colleghi lagunari sostenendo che nessun rilievo può ascriversi alla circostanza che la Corte d'Appello, scrutinati gli elementi istruttori ritenuti decisivi, non abbia specificatamente valutato l'iscrizione del ricorrente all'Arcigay, né i messaggi scambiati con quello che a dire dello stesso ricorrente sarebbe il suo compagno.
IN PRIMO GRADO
Il giudice del tribunale di Padova, comunque, pur avendo riconosciuto al cittadino nigeriano lo stato di rifugiato politico aveva espresso alcune perplessità sulla sua omosessualità. Anche perché è in aumento il numero di extracomunitari che avvallano la loro omosessualità pur di ottenere permessi di soggiorno e protezione in Italia. E anche per questo il ministero dell'Interno si era opposto presentando ricorso alla Corte d'Appello che aveva ribaltato la sentenza di primo grado, riformandola e raddoppiando il contributo unificato. Su quest'ultimo punto, di fatto una sorta di tassa prevista per gli atti giudiziari, la Corte di Cassazione ha dato ragione al ricorrente che non dovrà pagarla.
LA PAURA
Il cittadino nigeriano non ha comunque nessuna intenzione di rientrare in patria. Teme per la sua vita come hanno sottolineato i legali. Lo straniero ha fatto sapere che in Nigeria gli omosessuali come lui vengono perseguitati e uccisi. Nel Paese africano infatti l'essere gay è considerato un reato. La pena va dalle 100 frustate, ai 14 anni di carcere, fino alla morte per lapidazione. Per la legge nigeriana Ogni persona che abbia congiungimento carnale con altra persona contro l'ordine naturale o permette ad un uomo di avere congiungimento carnale con un uomo o con una donna contro l'ordine naturale è colpevole di un delitto grave e perseguibile di imprigionamento per 14 anni. Inoltre secondo la legge della Sharia, che in molte zone della nazione viene applicata, il rapporto omosessuale viene punito con 100 frustate per gli uomini non sposati, e con un anno di prigione più la morte per lapidazione per gli uomini sposati.
 

Ultimo aggiornamento: 10:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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