PADOVA - L’export padovano segna cifre da record, che brillano soprattutto se confrontate con quelle – assai più modeste – registrate a livello regionale e nazionale. Le esportazioni delle ditte euganee nel 2023 hanno infatti toccato un risultato mai raggiunto prima: +4,15% rispetto all’anno precedente. Un balzo in avanti importante, con un netto 59% in più in dieci anni e che costituisce oggi il 38% del Pil (Prodotto interno lordo) della provincia. Ad analizzare questi dati è Fabbrica Padova, il centro studi di Confapi che ha preso in esame la situazione a partire dall’annuario statistico di Istat-Ice 2024 pubblicato in questi giorni.
Padova quarta in Veneto per l'export
Dal generale al particolare. L’export italiano, in un contesto di commercio mondiale negativo, sostanzialmente tiene e l’Italia è il sesto Paese tra i principali operatori all’estero, con esportazioni del valore di 626 miliardi di euro e un +0,2% sul 2022. Frena invece in Nordest (con il Friuli Venezia Giulia a -13,7%) e pure il Veneto, che nonostante la lieve regressione (-0,3%) si conferma terza regione in Italia con 82 miliardi di esportazioni. In questo contesto spicca netta la controtendenza di Padova con il suo +4,15%. Per valore assoluto la provincia euganea è quarta in Veneto (dietro a Vicenza con 23 miliardi di euro di esportazioni nel 2023; Verona con 15 miliardi; Treviso con 16 miliardi) ma la sua crescita è un exploit unico.
Diversificare i mercati
«Nella situazione di assestamento che caratterizza l’export italiano, è stato premiato chi, come le aziende padovane, ha saputo diversificare i mercati di riferimento, promuovendo un Made in Italy di qualità – commenta Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova –. Uno sforzo corale in cui le associazioni di categoria come la nostra hanno un ruolo di primo piano nell’indicare la rotta alle ditte. I mercati occidentali, al riparo dalle crisi geopolitiche, si dimostrano trainanti per l’export padovano, ma, in generale, vediamo come diversificare i mercati sia importante. In generale tutta Italia registra una crescita nelle esportazioni rispetto al 2019, ultimo anno pre-Covid, di 30 punti percentuali e di 60 rispetto al 2013».
«Negli scorsi mesi abbiamo dovuto fare i conti con un quadro generale che ha impedito un po’ a tutte le imprese di osare – chiude Valerio –. Pensiamo ai prezzi delle materie prime, alla debolezza di alcuni importanti partner economici come la Germania, alle tensioni internazionali. Eppure abbiamo saputo reagire. E potremmo farlo con ancora maggiori energie. Le imprese italiane manifatturiere che potrebbero esportare ma non lo fanno sono 45mila. Portarle sui mercati esteri aumenterebbe l’export manifatturiero del 7%, 45 miliardi. Ci sono margini di crescita evidenti».