​Elezioni politiche, la quinta volta di Antonio De Poli: «Emozione come la prima»

Il senatore di nuovo eletto vedrà insediarsi il decimo governo. Intanto nella sua Carmignano, Noi Moderati ha preso più voti di tutti

Giovedì 29 Settembre 2022 di Gabriele Pipia
Antonio De Poli

PADOVA - Trentadue anni di carriera politica e cinque legislature consecutive in parlamento. Dieci governi e nove Presidenti del Consiglio: da Prodi a Meloni passando per Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte e Draghi. «Ma ogni elezione è come se fosse la prima» sorride Antonio De Poli, il senatore sessantunenne che nella sua Carmignano tutti chiamano semplicemente Toni.

Partito da sindaco del paese a 25 anni e diventato presto assessore regionale, dal 2006 siedi sui banchi romani e domenica ha vinto il suo collegio uninominale marchigiano con il simbolo di Noi Moderati.

Senatore, che effetto fa?
«Ogni elezione porta nuove storie, nuove persone e nuovi contesti. Più di quattromila persone mi hanno votato, è sempre una grande emozione».

Il suo è stato definito un seggio sicuro. Ha comunque vissuto l'adrenalina dello spoglio?
«Il mio era un seggio ritenuto buono, ma non era blindato. Quella marchigiana è un'area tradizionalmente di sinistra, il sindaco di Ancona era di centrosinistra e il suo candidato era il mio competitor».

Intanto nella sua Carmignano Noi Moderati è il primo partito. È davvero il feudo di De Poli come dicono?
«Vincere in terra straniera è difficile ma anche ottenere qualcosa in casa non è mai facile. Il merito è di una squadra di ragazzi, con in testa il sindaco Pasqualon, che ha mantenuto il rapporto con il territorio. Anche a Tribano e Gazzo, dove abbiamo nostri sindaci, abbiamo fatto molto bene».

Come ha passato la domenica?
«Sabato sono rientrato dalle Marche: per legge potevo votare nel collegio dove ero candidato ma domenica ho preferito farlo a Carmignano, a costo di perdere un voto per me. E avevo in programma anche un'iniziativa con i Cavalieri della Provincia di Padova...».

Quasi ogni giorno compare sui social una sua foto. Ma a quante iniziativa partecipa?
«Migliaia e migliaia, il contatto con la gente è l'aspetto più bello della politica. Ma è anche un sacrificio: nel fine settimana potrei andare al mare o in montagna invece sono sempre lì, tra le persone. Conosco persone che si fanno vedere una volta l'anno, invece per me esserci sempre è importante...».

Ed è anche sempre lì, in Parlamento, con il simbolo dell'Udc che non ha certo percentuali da grande partito...
«Credo che la gente mi riconosca la coerenza: vedo tanti politici passare di qua e di là, io non ho mai cambiato casacca».

Come si dura cinque legislature in un mare di squali come quello della politica italiana?
«Professionalità, competenza, serietà e onestà. Se io facessi il medico non ci sarebbe un paziente che ne uscirebbe vivo. Ecco, vale per ogni mestiere: anche per fare una legge servono competenza ed esperienza».

Insomma, la definizione politico di professione per lei ha un'accezione positiva...
«Più che un politico di professione io mi ritengo un politico amministratore con grande esperienza. I dilettanti allo sbaraglio stanno bene a casa e i 5 Stelle ce lo hanno dimostrato».

Ha sempre fatto il politico fin da giovanissimo. E se avesse fatto altro?
«Ero un dirigente d'azienda e ho lavorato pure nella pubblica amministrazione. Probabilmente sarei stato un dirigente o un funzionario nell'ambito delle telecomunicazione, tra elettronica e informatica».

E invece è diventato uno dei parlamentari più longevi. Non ha il rimpianto di non aver fatto il ministro?
«Ho avuto l'onore di essere questore al Senato e ho sempre lavorato al meglio nei miei incarichi professionali. In passato c'era stata l'opportunità di fare il sottosegretario ma io sono sempre stato contento così, con i miei ruoli. Non ho rimpianti».

Com'è cambiato il parlamento dai suoi inizi ad oggi?
«In generale credo che in passato ci fossero mediamente persone più preparate, già ai tempi del Consiglio Regionale: se facevi un intervento non conforme avevi subito una pronta risposta».

E come sono cambiate le campagne elettorali?
«Al di là dell'uso dei social, la differenza più grande purtroppo riguarda il sistema elettorale. Io sono un convinto assertore del proporzionale con preferenze: i cittadini devono poter scrivere nome e cognome di chi vogliono eleggere».

Un ricordo piacevole, un ricordo doloroso e un ricordo divertente della sua vita da parlamentare?
«Ricordo con piacere la mia proposta votata da quasi tutto il Parlamento per stanziare dei fondi destinati a Padova Capitale Europea del Volontariato. Ricordo con grande tristezza le bare in arrivo da Bergamo accolte al cimitero di Padova. Ricordo con il sorriso una visita in Senato di un gruppo di bambini autistici: furono attratti dai mezzi della polizia e gli facemmo fare delle foto con i lampeggianti accesi. Erano felicissimi».

Ultimo aggiornamento: 30 Settembre, 10:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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