Lezioni di anatomia a lume di candela nel teatro stabile più antico del mondo

Martedì 22 Marzo 2022 di Silvia Moranduzzo
Il teatro anatomico di Padova

PADOVA - L’unica fonte di luce è data dalle candele poste alla testa e ai piedi del cadavere, in basso. Più di 200 persone si sporgono dalle strette balconate, disposte su sei livelli della struttura in legno che si allargano via via che si sale. Guardano giù, verso il docente che esegue l’autopsia sul corpo privo di vita di un condannato a morte. Qualcuno si sente male per l’odore troppo forte, per la vista degli organi.
Questa doveva essere la scena che per quasi tre secoli si presentava agli occhi di studenti e padovani, accorsi ad assistere alle autopsie all’interno del primo teatro anatomico stabile del mondo.

Prima i teatri anatomici erano smontabili e di solito si allestiva nel cortile antico di palazzo Bo nei mesi invernali perché era l’unico periodo in cui i cadaveri duravano più giorni prima di iniziare a decomporsi. Si cominciava dagli organi dell’addome, i primi ad andare in putrefazione, e si terminava con le ossa.

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IL PROGETTO
Il teatro anatomico è stato voluto da Girolamo Fabrici d’Acquapendente, docente di anatomia sul finire del Cinquecento. Inaugurato il 16 gennaio 1595, c’è chi dice che a progettarlo sia stato fra Paolo Sarpi, allievo e amico di Fabrici, ma non v’è certezza. Il teatro occupa due piani del palazzo, dove prima c’era un solaio. La struttura a forma di cono rovesciato, che ricorda il cannocchiale di Galileo o la forma dell’occhio, ha un fine ben preciso: la concentrazione dell’attenzione sul cadavere.
L’autopsia era uno spettacolo pubblico, si vendevano persino i biglietti per assistere e a volte suonava addirittura un’orchestra: i soldi raccolti con le vendite dei biglietti andavano a contribuire alle spese per le esequie dei corpi sezionati, che si svolgevano nella chiesa di San Martino. Si facevano le autopsie solo sui cadaveri dei condannati a morte che non fossero persone di Padova o di Venezia.
LA STRUTTURA
Le due scale dalle quali si sale non si incrociano mai, una sorta di misura di sicurezza perché in questo modo gli spettatori defluivano in modo più rapido in caso di necessità. Nella camera adiacente, che ora ospita un modellino in scala del teatro e altri documenti ufficiali, i massari preparavano il cadavere per l’autopsia mentre da una porta su un lato si accedeva direttamente all’Aula di Medicina.
Nell’Ottocento il docente di Medicina Francesco Cortese ha fatto eseguire delle migliorie al teatro. È stato realizzato un pavimento sopraelevato in modo che gli spettatori vedessero meglio il cadavere. È stato anche aperto un lucernario ma quasi subito è stato richiuso perché vi entrava l’acqua piovana. Ci sono delle piccole fessure sulla struttura linea, realizzate nel tentativo di far defluire i terribili odori della morte.
LA DISMISSIONE
Il teatro anatomico di palazzo Bo è stato utilizzato fino al 1874, l’ultima lezione al suo interno l’ha tenuta il professor Giampaolo Vlacovich. Fu lui a scrivere all’allora rettore Giampaolo Tolomei chiedendo che il teatro non venisse smantellato ma fosse conservato come un museo. Vlacovich scrive: «Se la singolarità e l’eleganza della sua forma lo fanno meritevole d’essere rispettato, esso merita pure ogni riguardo quale ricordo storico della scuola, ricordo d’un periodo di tempo ben lungo e ricco d’illustri memorie». Così le autopsie si spostarono nell’ex convento di San Mattia dove furono allestiti sette teatri anatomici di cui tre all’aperto e alcuni più piccoli per sezionare gli animali. Dopo di che, subito dopo la prima guerra mondiale, venne realizzato un teatro anatomico tutt’ora funzionante agli Istituti anatomici.
 

Ultimo aggiornamento: 08:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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