Calcio, festa a sorpresa per Pippo Maniero: «I miei primi 50 anni»

Lunedì 12 Settembre 2022 di Andrea Miola
Pippo Maniero ai tempi del Milan esulta dopo un gol

PADOVA - Tanti tifosi del Padova ricordano come fosse ieri il suo primo gol in carriera contro il Pescara, realizzato all’Appiani a diciassette anni nella gara del suo esordio con la maglia del Padova. Nel frattempo di anni ne sono passati altri trentatrè e quel giocatore ieri ha raggiunto il traguardo del mezzo secolo. Tanti auguri a Pippo Maniero, attaccante capace di realizzare 77 reti in serie A, in una carriera che lo ha visto indossare maglie prestigiose come quelle, tra le altre, di Milan, Parma, Sampdoria, Torino, Palermo, Venezia e Verona, oltre naturalmente a quella della portacolori della sua terra.
Ieri per lui il consueto rito di simili giornate di festa, con tantissimi messaggi di auguri arrivati sin dalla mattina e poi il pranzo in famiglia, ma pure in questa occasione non sono mancati gli impegni sul campo, con la partita di Coppa del Due Stelle, la squadra di Brugine da lui allenata. Sabato invece una gradita festa a sorpresa in un ristorante della sua Legnaro. «Ha organizzato tutto mia moglie Elisa – racconta – e io non ne sapevo proprio niente. È stata l’occasione per ritrovarmi con vecchi compagni come Ottoni, Perrone, De Franceschi, La Grotteria e Zironelli, ma non mancavano gli amici di sempre del paese e i miei figli Andrea e Riccardo.

Sicuramente questo è un bel traguardo ed è importante raggiungerlo in serenità e salute».


DENOMINATORE COMUNE
Tra giovanili, professionismo e panchina, una quarantina di anni della sua vita hanno avuto proprio il calcio come denominatore comune. «Se non avessi giocato non so cosa avrei fatto nella vita, anche se ai miei tempi si accettava qualsiasi tipo di lavoro senza guardare al pelo nell’uovo, ma trovandomi nella prima squadra del Padova già a diciassette anni non mi sono mai posto il problema». E qui subentra il primo grazie. «Non era scontato avere il consenso e il sostegno dei miei genitori e invece papà Antonio, mancato sei anni fa, e mamma Marcella, in un periodo in cui il primo pensiero era quello di portare a casa la pagnotta, hanno capito che quella era la mia passione e fatto tanti sacrifici che fortunatamente sono stati ripagati». Fortunatamente fino a un certo punto, dato che Maniero si è costruito con le proprie forze ogni successo e in questo rappresenta un esempio da seguire per le nuove generazioni calcistiche.


L’AMARCORD
E ora via con l’amarcord, a partire dall’esperienza più bella. «Sicuramente la promozione in serie A con il Padova – risponde senza esitare – e la salvezza nello spareggio con il Genoa della stagione successiva. Un simile risultato nella propria città, dopo tanti anni nelle giovanili e con la massima serie che mancava da lungo tempo, rappresenta qualcosa di speciale, un’emozione che porto sempre dentro con me». E anche da quei risultati deriva una morale. «Difficile trovare il giusto rapporto tra squadra e città, ma i successi all’ombra del Santo sono anche il frutto di quella unità d’intenti, oltre che di un gruppo, non solo di giocatori, ma pure di amici che si stimavano e davano tutto. Ancora oggi ci sentiamo e ci vediamo e questo non è di tutti i giorni».
Si rimane a Padova anche per il singolo ricordo maggiormente impresso e qui si torna alla rete segnata con i biancoscudati contro il Pescara all’Appiani. «Il giorno prima con la Primavera avevo giocato a Vicenza e poi venni chiamato in prima squadra, entrai in campo e segnai, con un susseguirsi di emozioni. Da lì è partito tutto». Sul fronte del prestigio il primo posto spetta all’anno in rossonero. «Giocare in squadre come il Milan è il sogno di ogni bambino, anche perché da piccolo tifavo per loro. Mi ritrovai al fianco di gente che prima vedevo solo in televisione ed entrare a Milanello, dove sono passati grossi campioni, faceva un certo effetto. Sono orgoglioso pure dell’esperienza a Parma che mi ha permesso di vivere la Champions League».
A proposito di campioni, Maniero ne ha avuti così tanti al suo fianco da rendere impossibile una graduatoria. «Potrei dire Roberto Baggio, Maldini, Buffon o Recoba, ma sarebbe riduttivo citarne solo alcuni». E non è però mancato un passaggio in chiaroscuro, con i due mesi anomali e anonimi in Scozia tra le fila dei Glasgow Rangers. «Mi avevano cercato con insistenza, ma una volta lì, trovai una situazione particolare e, ancora non so perché, non giocavo mai. Da ogni esperienza, però, anche da quelle negative, cerco di prendere una lezione».


IL FUTURO
Il suo erede potrebbe essere il giovane Luca Moro, come lui cresciuto nel Padova. «Ho visto alcune sue partite quando era a Catania e per caratteristiche può assomigliarmi. Gli auguro davvero una grande carriera». Idee per i prossimi cinquant’anni? «Finché mi diverto, continuo ad allenare, anche ai livelli più bassi perché lo faccio con passione, per stare in campo con i ragazzi e dare loro qualche consiglio».
Un’ultima parola sul giovane Padova di Caneo che sabato sera all’Euganeo, con il successo sul Vicenza nel derby, gli ha fatto un gradito regalo di compleanno. «Durante la festa ci aggiornavamo sul risultato. Sono contento, dopo il ko a Vercelli il Padova si è preso una bella soddisfazione contro il nemico calcistico numero uno. Speriamo nel nuovo corso, è giusto tornare a valorizzare i giovani, ma è una cosa che richiede pazienza».
 

Ultimo aggiornamento: 16:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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