Otto secoli in otto luoghi, il polo culturale del Beato Pellegrino

Martedì 8 Marzo 2022 di Silvia Moranduzzo
Complesso Universitario Beato Pellegrino - Il chiostro all'ingresso

PADOVA - Grandi spazi, nei chiostri e nei corridoi. Divanetti e poltroncine, panche, una agorà. La prima parola che viene in mente entrando nel polo delle scienze umanistiche del Beato Pellegrino, tra via Vendramini e via Beato Pellegrino, è incontro. Una parola a cui dobbiamo riabituarci dopo due anni di pandemia che ha visto svuotare i luoghi di confronto, come le università, che ora cominciano a ripopolarsi.
I chiostri del Dipartimento di studi linguistici e letterari risalgono al XVI secolo quando qui c'era un convento, realizzato su progetto di Vincenzo Dotto, architetto e geografo della nobiltà padovana affascinato dal Palladio e da ciò che aveva realizzato a Vicenza.

Lo testimoniano le cornici sottogronda in cotto, le bifore in pietra tenera di Vicenza e le colonne in trachite ancora visibili. A fine Ottocento arrivò il ciclone Napoleone che non aveva certo buoni rapporti con la Chiesa e la struttura venne requisita per farne una caserma. Nel 1838 subentrarono le suore francescane elisabettine che sotto la direzione di Elisabetta Vendramini realizzarono un ospedale per giovani donne. Nel corso del Novecento l'edificio divenne ospedale geriatrico, poi abbandonato. Si deve arrivare al 2004 perché la grande struttura simbolo del degrado di via Beato Pellegrino cominci il suo percorso di riqualificazione.


LA RINASCITA

L'Università acquisisce l'area firmando un accordo con Comune e Ulss. Il progetto è affidato all'architetto Paolo Portoghesi e nel 2015 c'è la posa della prima pietra. Nel 2019 l'inaugurazione. Gli spazi ampi dei chiostri vengono mantenuti e un occhio di riguardo viene posto sulla sostenibilità. L'edificio è ampio 23mila metri quadrati, inclusa la biblioteca di 4.500, con 300 posti a sedere, 2.300 metri quadrati di aule con 1.500 posti e 400 postazioni di lavoro negli uffici. La biblioteca raccoglie l'eredità libraria di cinque biblioteche di area umanistica che prima erano sparse nelle diverse sedi dell'ateneo. Se si mettessero in fila tutti i libri si arriverebbe ad avere uno scaffale lungo 14 chilometri.


LA SOSTENIBILITÀ

Si diceva, sostenibilità. Ebbene il complesso del Beato Pellegrino è il primo edificio gas free dell'Università di Padova, cioè a zero impatto ambientale. Questo grazie a diversi accorgimenti dal punto di vista energetico che hanno permesso di ridurre le emissioni di anidride carbonica di 42 tonnellate l'anno. Sono presenti isolamento termoacustico, schermature solari, pompe e recuperatori di temperatura, sonde geotermiche che raccolgono il calore dal suolo, pannelli fotovoltaici. Grazie a tutto ciò il complesso è stato classificato con il massimo dell'efficienza energetica ed è stato premiato dal Gestore dei servizi energetici, società per azioni italiana dal Ministero dell'Economia.


IL FUTURO

Nel polo trovano casa nove corsi di studio di cui tre triennali e sei magistrali. Tra le discipline che vengono studiate ci sono filologia, lingue e letterature italiane e straniere ma anche strategie di comunicazione, scienze dello spettacolo, comunicazione visiva e linguistica. Ma il complesso si allargherà ancora. L'annuncio è della fine di settembre: l'Università ha finalizzato l'acquisto delle ultime due palazzine che le permetteranno di completare il polo delle scienze umanistiche. Si tratta di palazzo Lombardo Miglioranza e casa Vinicio Dalla Vecchia, venduti da Irpea per 2,8 milioni di euro: 2.500 metri quadri che saranno ristrutturati per ospitare aule e uffici (prima erano una residenza per studenti e lavoratori) e saranno pronti per la prossima primavera. Qui avrà sede il Centro per i diritti umani. E allora il complesso sarà davvero completo.

 

Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 10:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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