C'è una "cimice" nascosta nella persiana: sorelle spiate dai fratelli

Sabato 28 Settembre 2019 di Marco Aldighieri
Una micro-spia
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ABANO TERME L’odio per quelle due sorelle, maturato negli anni per motivi di confine e di proprietà, ha portato due fratelli a spiarle. Volevano così tanto carpire i loro segreti, da installare all’interno di un cassone per la persiana una microspia. Ma sono stati scoperti e adesso Roberto Sannevigo di 74 anni residente a Noventa Padovana e Luciano Sannevigo di 63 anni residente ad Abano sono finiti a processo davanti al giudice del Tribunale monocratico per difendersi dal reato di interferenza illecita nella vita privata. I due, secondo l’accusa, avrebbero spiato le sorelle per oltre un anno: dal 5 novembre del 2012 al 5 dicembre del 2013.
 
Tredici mesi nei quali avrebbero assunto informazioni utili alla loro causa nella lotta senza fine per accaparrarsi proprietà di famiglia e relativi confini. Ma Luciano e Roberto hanno commesso un errore. L’appartamento dove è stata installata la “cimice”, a partire dall’estate del 2014 è stato ristrutturato. E allora, per rimetterlo a nuovo, le due sorelle hanno ingaggiato operai ed elettricisti. E il 28 agosto di cinque anni fa, uno degli elettricisti mentre stava lavorando ha fatto una interessante scoperta: sopra il cassone della porta-finestra del soggiorno ha trovato una strana apparecchiatura. Una sorta di scatoletta, con tanto di luce rossa e al suo interno una scheda Sim per la telefonia mobile. L’elettricista, preoccupato, ha chiamato il legale di una delle sue sorelle e l’avvocato a sua volta ha chiamato la sua assistita. E questa ha deciso di fare intervenire nella sua abitazione i carabinieri della stazione di Abano Terme. I militari una volta arrivati hanno iniziato ad analizzare il marchingegno, visto poco dopo anche da un tecnico ingaggiato dal legale di una delle due sorelle. E l’arcano è stato svelato: sotto ai loro occhi c’era una microspia ambientale Gsm attivabile attraverso un normale telefono cellulare. La donna, alle prime ore del pomeriggio del giorno dopo, ha presentato denuncia contro ignoti. La querela è stata trasmessa in Procura e sono scattate le indagini dei carabinieri. Gli inquirenti hanno subito effettuato alcune ricerche sulla scheda Sim trovata all’interno della microspia e hanno risolto il caso. Il numero di telefono era riconducibile a uno dei fratelli, secondo l’accusa a Roberto Sannevigo. Curioso poi che l’altro fratello, Luciano, abiti al piano di sotto all’appartamento delle due sorelle spiate. E così i fratelli Sannevigo sono finiti davanti al giudice. La prossima udienza è stata fissata per il 5 dicembre dove saranno ascoltati i teste della difesa. 
Marco Aldighieri
Ultimo aggiornamento: 08:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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