Parte il censimento dei lupi per stilare un Piano di "convivenza" possibile

Mercoledì 16 Dicembre 2020 di Lauredana Marsiglia
I lupi sono ormai una presenza stabile sulle Dolomiti, si calcolano 7-8 branchi

BELLUNO - «Abbattimenti sì se necessario e conforme alle norme europee, ma nessuno pensi che si possa tornare alla caccia al lupo che, nei decenni passati, portò alla loro estinzione». A dirlo è Franco De Bon, consigliere provinciale con delega alla Caccia, nell’affrontare un tema diventato spinoso, sotto le pressioni dei piccoli allevatori da sempre abituati a lasciare libere le loro greggi. Oggi, invece, serve darsi da fare per tutelarle dal rischio delle predazioni, cercando una convivenza che però sembra ancora lontana da arrivare. L’idea dei recinti elettrici, che De Bon asserisce funzionare, non è ancora radicata e spesso viene percepita come un’incombenza costosa e difficile da realizzare anche se la Regione Veneto, ancora con l’assessore Giuseppe Pan, aveva previsto aiuti economici e tecnici. 
LA REGIONE VENETO
Ma in Regione oggi al posto di Pan c’è Cristiano Corazzari, al quale abbiamo chiesto, senza ottenerla, una risposta su eventuali cambi di posizione del governo veneto in materia di lupi. Di certo non viene condivisa la linea di conservazione del ministro Sergio Costa che, come extrema ratio, prevede solo i trasferimenti degli individui in altre zone non i prelievi. 
LA RICOGNIZIONE 
De Bon spiega che proprio in queste settimane è in corso un lavoro di censimento che interessa tutto il territorio nazionale. Attualmente, in provincia, si ipotizza che esistano 7-8 branchi. «Abbiamo fatto una prima ricognizione su Lamon e Zoldo - spiega De Bon -, ma non è facile individuarne le traccia. La neve di questi giorni ci sarà d’aiuto, perché le tracce saranno visibili. Stiamo facendo una ricognizione su tutto il territorio».
PRESENZA STABILE
«I dati che rileveremo saranno poi incrociati con quelli regionali e nazionali - prosegue De Bon -. Il dato finale ci consentirà di capire non solo la presenza numerica ma anche lo stato di conservazione della specie soprattutto sulle Alpi, mentre sugli Appennini sappiamo ormai che la presenza è stabile. I dati saranno poi elaborati con appositi algoritmi che indicheranno, in base ad una serie di parametri, il carico sopportabile su ciascun territorio».
LA FILOSOFIA TRENTINA
Su questa base sarà elaborato un nuovo Piano di gestione, da parte del Ministero, dentro al quale valutare anche eventuali abbattimenti o “confinamenti”, pratica adottata dal Trentino con gli orsi e che De Bon dice di apprezzare nella filosofia complessiva. 
«Eventuali prelievi - spiega - saranno comunque subordinati ad altre misure preventive ed ecologiche, come appunto i recinti o lo sparo di proiettili di plastica al fine di spaventarli».
Nel frattempo le lamentele dei piccoli allevatori si moltiplicano. «Chi ha un gregge credo sia ormai consapevole che deve proteggerlo - prosegue De Bon -. Sappiamo tuttavia che è un processo di crescita generale che non può avvenire in poco tempo. Con il lupo dobbiamo convivere. I recinti ad esempio funzionano e gli allevatori devono capire che la convivenza ha dei costi».
CONTROLLO UNGULATI
Di certo il lupo, in un territorio dove fin prima del suo arrivo si gridava ad un eccessiva presenza di ungulati, soprattutto causa di incidenti stradali, è uno straordinario regolatore. «Ma in un territorio antropizzato - conclude il consigliere - è impensabile lasciar fare tutto al lupo».
NESSUN ATTACCO ALL’UOMO
Sul fronte della sicurezza per la gente, la stessa Provincia ha evidenziato, con un’attenta relazione statistica, che da almeno un secolo non si registrano attacchi agli uomini. Nel rapporto con il mondo animale si muore soprattutto per un calcio o un’incornata di una mucca.
 

Ultimo aggiornamento: 08:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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