"Alberghi di montagna chiusi per le Feste: dateci un ristoro minimo dell'80%"

Mercoledì 2 Dicembre 2020 di Marco Dibona
La decisione del Governo di tenere chiusi gli impianti mette in ginocchio l'economia della montagna
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CORTINA D'AMPEZZO - «Quest’inverno ci saranno diversi alberghi che non apriranno. Più di quelli che sono rimasti chiusi l’estate scorsa. Io stesso non so se aprirò». Walter De Cassan, presidente di Federalberghi Belluno Dolomiti, è drastico: «La decisione del Governo di chiudere gli alberghi nelle località montane per le festività di Natale e Capodanno, dal 20 dicembre al 10 gennaio, sarà una mazzata per tutti, per gli operatori turistici, per l’intera economia delle nostre valli.

L’unica speranza è che possa servire per salvaguardare il resto della stagione. In effetti il rischio di assembramenti, nei giorni delle feste, può pregiudicare il prosieguo dell’inverno».

A dominare la scena è comunque ancora l’incertezza: «Si naviga a vista, le notizie si susseguono di ora in ora. C’è attesa di una conferma ufficiale nel decreto del presidente del consiglio dei ministri che sostituirà quello in scadenza il 3 dicembre. Io ho già scritto al deputato bellunese Roger De Menech chiedendo lumi. Gli ho anche preannunciato che noi, se dovremo restare chiusi da Natale all’Epifania, chiediamo un ristoro dell’80% del fatturato, nello stesso periodo dell’anno scorso. E’ il minimo, perché la situazione comincia a farsi davvero critica. Tanto più che questa volta è colpita soltanto la montagna. La gente si muoverà comunque e andrà altrove». Dall’Austria arriva infatti la notizia che il governo di Sabastian Kurz ha ceduto: a Natale non ci saranno le vacanze sulla neve. Gli impianti a fune, equiparati in quella nazione ai mezzi di trasporto pubblico, saranno aperti soltanto per i residenti; alberghi e ristoranti saranno chiusi. Si chiude quindi anche questa prospettiva agli irriducibili dello sci, decisi a recarsi all’estero, con tutte le difficoltà al momento del rientro, pur di gettarsi in pista.

Dall’Austria alla Francia: anche oltralpe si chiudono le stazioni sciistiche e si adotteranno misure restrittive e dissuasive per impedire ai Francesi di sciare all’estero, soprattutto in Svizzera, durante le feste di fine anno. Si profila una strategia europea comune, nella lotta alla diffusione del contagio Covid-19. Per gli alberghi si profilano altre difficoltà, anche per un auspicabile avvio dell’attività a gennaio, per i mesi conclusivi dell’inverno. Potrebbe essere complicato trovare il personale da assumere, per il breve periodo che rimarrà. «Credo però che ci sarà comunque gente che avrà bisogno di lavorare – confida De Cassan – e quindi ci saranno persone pronte, quando si potrà ripartire. Di certo ci saranno però ranghi ridotti, rispetto agli anni precedenti. E’ tutto molto più complicato di quanto appare dall’esterno. Non ci resta altro che aspettare. Purtroppo noi abbiamo un problema in più: il Veneto e la provincia di Belluno non sono messi bene, in quanto a percentuali di contagio».

Dagli alberghi ai commercianti: «L’incertezza è la peggiore nemica delle nostre imprese – lamenta Paolo Doglioni, presidente di Confcommercio Belluno – nei nostri associati riscontriamo un gran senso di impotenza di fronte all'assoluta incertezza, che rende impossibile qualsiasi programmazione; alberghi che oggi non sanno ancora se potranno aprire i battenti, a quali condizioni e con quale potenziale clientela; ristoranti che, oltre alle attuali limitazioni, temono i danni derivanti dalla paventata chiusura obbligatoria di Natale. Ciedo al Governo che, in accordo con le Regioni, valuti soluzioni tali da contemperare la tutela della salute con le esigenze di un'economia già provata da mesi di emergenza. Nel caso peggiore, i ristori economici dovranno essere certi, immediati, adeguati ed incisivi, parametrati alle perdite di fatturato. Molte aziende altrimenti non avranno un futuro. Al pari sarà necessaria una politica di effettiva e strutturale defiscalizzazione per il 2021».

Ultimo aggiornamento: 11:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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