Il primo Belluno Pride è un successo: in duemila al corteo dell'allegria e della tolleranza

Domenica 16 Luglio 2023 di Giovanni Santin
Il corteo del primo Pride di Belluno

BELLUNO - I primi ad essere rimasti sorpresi sono gli stessi organizzatori del Pride: «La verità? Ci aspettavamo 250 persone più o meno. Invece mi sembra siamo più di 1.000». È la Questura che per una volta mette d’accordo tutti e certifica una partecipazione inaspettata, ben al di là delle attese: 2.000. Un corteo ricco, festoso, rumoroso e durante il quale non è accaduto alcunché da far intervenire le forze dell’ordine spiegate in grande stile con lampeggianti accesi in più punti della città. Solo all’inizio nei giardinetti della stazione un uomo, Bibbia in mano, invitava i partecipanti a ravvedersi. Poi il via sotto un sole cocente che ha messo a dura prova tutti. Ad aprire il serpentone le pittoresche biciclette della officina Bambara – fra gli organizzatori - poi uno striscione con il nome della manifestazione, dietro alcune file e più dietro ancora un furgoncino con microfono, casse e attivisti pronti e pronte ad animare e scandire il percorso. La prima sosta in fondo a viale Fantuzzi, poi in via Segato: ed in entrambi i casi la folla era talmente fitta da occupare per intero le due strade.

LA TESTIMONIANZA

Proprio qui, sotto la redazione del Gazzettino, ha preso la parola Jonny Sommacal che ha raccontato la fatica di vivere escluso e dell’entusiasmo di aderire al Pride: «Arrivare a questo punto vuol dire aver fatto un lungo percorso, perdere magari il lavoro, chiedere ad un giudice di poter cambiare la propria identità anagrafica, spendere dei soldi che non tutti possono permettersi: ci vogliono, anni, soldi, tempo. Noi vogliamo una vita che non esclude e non ci esclude e che tolga le mani dai nostri corpi».

PRESENTI E ASSENTI

Un corteo in cui, fra gli altri, si sono visti i sindaci di Belluno Oscar De Pellegrin, di Sospirolo Mario De Bon, di Ponte nelle Alpi Paolo Vendramini, di Pieve di Cadore Sindi Manushi; dai banchi della maggioranza del capoluogo erano presenti le assessore Simonetta Buttignon e Roberta Olivotto, i consiglieri Lorenzo Bortoluzzi con maglietta con simbolo arcobaleno; le minoranze erano rappresentate da Lucia Olivotto, Claudia Bettiol, Jacopo Massaro. La Provincia era presente con il preswidente Roberto Padrin e la vicepresidente Lucia Da Rold. Significativa la partecipazione sia della dirigente scolastica del Renier Viola Anesin, istituto che per primo ha approvato la carriera alias, e del suo collega dell’istituto Catullo Mauro De Lazzer. 

A PALAZZO ROSSO

Lasciata via Segato, musica e balli hanno accompagnato i partecipanti lungo via Loreto, via Matteotti e sino in piazza Duomo. Proprio qui, sulle scale di Palazzo Rosso, c’è stata la sosta più lunga e fortemente simbolica. Infatti la commissione pari opportunità prima, il consiglio comunale poi non hanno accolto la richiesta di adesione al pride. E qui sono state lette alcune frasi pronunciate in consiglio comunale.

FAMIGLIE ARCOBALENO

Toccante e forte la testimonianza della bellunese Sara e dell’austriaca Jessica, coppia omogenitoriale mamme della piccola Amelia: «Per undici mesi il sindaco ha ignorato la mia mail – racconta Sara che con moglie e figlia vive in Austria – e solo quando ho inviato una pec mi ha risposto dicendo che interesserà del nostro caso il Ministero. Perché io, in Austria, devo portare un attestato di nascita di Amelia perché sia iscritta all’anagrafe. Quanto dobbiamo aspettare ancora? Quanto vale la nostra attesa?». Da piazza Duomo il Pride è risalito verso la piazza fino a porta Dante dove sul palco si sono alternati gli interventi istituzionali e dei promotori e organizzatori della giornata. 

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Ultimo aggiornamento: 08:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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