«Sono fiducioso che, dopo il prossimo 3 dicembre, qualcosa si potrà fare. Adesso, intanto, ci atteniamo scrupolosamente a tutte le disposizioni che la Federsci - in accordo con il Coni - ha provveduto a emanare. Speranza ma anche realismo, naturalmente, perché la situazione, anche nel nostro settore, è molto complicata». Roberto Bortoluzzi, presidente regionale della Fisi, risponde così quando gli chiediamo un commento sulle prospettive degli sport invernali. In effetti, alla luce dei contenuti dell’ultimo decreto, fino a inizio dicembre, l’uso degli impianti nei comprensori sciistici è permesso solamente agli atleti di “interesse nazionale”. Per l’alpino e il nordico, poi, il limite inferiore di età per l’utilizzo stesso è fissato a 16 anni; e questo pone seri problemi a un evento che, per il Veneto, rappresentava un punto fermo della stagione giovanile: il Grand Prix Lattebusche, aperto alle categorie Baby e Cuccioli (grosso modo dagli 8 agli 11 anni). Lo spessore che, nel corso delle 42 edizioni (un vero record, quello dell’abbinamento tra lo sci giovanile e l’azienda feltrina) sin qui disputate il circuito è venuto assumendo, è ben rappresentato dai numeri. Anche nella passata stagione, poi interrotta anticipatamente causa Covid alla vigilia della disputa delle finali, era stata registrata la partecipazione di oltre mille piccoli atleti, nati tra il 2008 e il 2011. Numeri ai quali, in un’ottica più generale di promozione del territorio, si devono sommare tecnici, dirigenti e la folla di familiari e amici.
FINALI ITINERANTI
In quest’ottica, il Lattebusche ha sempre presentato anche un altro punto di forza. La passerella finale della manifestazione, infatti, non aveva una sede fissa ma, al contrario, si è sempre applicato il criterio della rotazione tra le vallate bellunesi; affidando a diversi Sci Club l’onore (ma, di sicuro, anche l’onere) dell’organizzazione. Per la verità, lo scorso anno c’era stata una novità anche per la presentazione dell’evento. Dopo molti anni nei quali il sipario sul Lattebusche era sempre stato sollevato a Pedavena, infatti, si era saliti ai 1500 metri della Grande Baita Civetta, ai Piani di Pezzè di Alleghe. Il numero dei partecipanti al circuito giovanile (nato, come è doveroso ricordare) dall’intuizione, dal sogno e dalla fantasia di Ivano Giopp) è certamente un enorme patrimonio, costruito con passione nel corso degli anni. Con le dimensioni assunte dalla pandemia, però, rappresenta anche un problema. Portare centinaia di giovani atleti alla partenza dello sci alpino (ma anche raggrupparli al via del nordico) pone, infatti, molte questioni, e tutte di non facile soluzione. Allo stato non c’è spazio per fughe in avanti anche se nessuno pensa di alzare bandiera bianca.
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