«Che emozione fu vedere la mia nave recuperare il relitto della Costa Concordia»

Venerdì 14 Gennaio 2022 di Dario Fontanive
Attilio Serafini

VALLADA AGORDINA - Oggi si gode la pensione nella sua casa nella frazione di Cogul, tra sgorbie, scalpelli pialle, seghe e arnesi vari, arnesi con i quali passa il tempo realizzando opere artistiche in legno. Per Attilio Serafini, classe 1950, lavorare il legno è stata sempre una grande passione anche se poi la vita lo ha portato ad intraprendere nuove strade, lontano dalle sue amate montagne della valle del Biois per “sfociare” nel mare dove, anni dopo, il suo destino incrocerà quello del naufragio della Costa Concordia all’isola del Giglio di cui ricorre il decennale.


A dieci anni Attilio rimase orfano di padre così fu mandato a completare gli studi a Porto Garibaldi dove frequenta e completa gli studi in un collegio marinaro che preparava le varie figure professionali da impiegare sulle navi. «Ho completato gli studi imparando il mestiere di elettricista di bordo - ricorda Attilio -. Finita la scuola, trovai subito lavoro e fui impiegato come elettricista nell’allestimento di una grossa nave: la Micoperi 30 che montava una grossa gru da ottocento tonnellate. Qui iniziai a lavorare all’impianto elettrico diventando manovratore. Ero giovane a quel tempo ma l’ambiente marittimo per me era stimolante, guardavo i marinai intrecciare e lavorare le corde e da loro imparai moltissimo di quello che poi sarebbe diventato il mio lavoro futuro».


Ma il momento professionalmente magico, seppur nella tragicità dell’evento del naufragio della nave da crociera Concordia, arriva quando vide in televisione le operazioni di recupero del gigantesco relitto. A fianco del relitto ci stava infatti la “sua” nave, la Micoperi 30 che stava lavorando alle difficili fasi raddrizzamento della nave. «Devo dire che mi ha preso una grande emozione - afferma Attilio -, perché subito mi sono tornati alla mente i tanti momenti che ho trascorso su quella nave, non solo perché in piccola parte ho contribuito anche io a realizzarla ma anche per le tante operazioni che abbiamo realizzato, per esempio portando intere piattaforme petrolifere in mare Adriatico per la Snam. Quando ho visto la Micoperi 30 all’opera ho subito telefonato ad un mio amico con il quale lavoraro sulla stessa nave, dicendogli: “Ma quella è proprio la Micoperi 30” e lui mi rispose: “Si Attilio è proprio la nostra nave”. 
Attilio rimase in mare fino al 1969 quando la patria lo chiamò a fare il suo dovere: «Mi ricordo - che a un certo punto sul pontile della nave arrivarono i carabinieri è mi dissero di rientrare perché se no sarei stato dichiarato remittente alla leva. Io d’altro canto la cartolina non l’avevo ricevuta perché era arrivata a casa a Vallada e mia mamma si era dimenticata di avvisarmi. Così ritornai tra le mie montagne della valle del Biois e venni poi spedito a fare il militare. Passato l’anno sotto le armi trovai impiego come addetto agli skilift negli impianti di Caviola e da lì iniziai il mio nuovo percorso nel settore degli impianti a fune». 
Dal semplice ruolo di addetto agli skilift Attilio svolse una rapida carriera. La sua dimestichezza nel districarsi tra corde funi, argani e impianti elettrici ben presto lo mise nella giusta luce tanto che la direzione della società impianti gli chiese di assumere il ruolo di capo servizio. «Ero un po’ imbarazzato perché ero il più giovane e l’ultimo arrivato ma accettai volentieri la sfida - prosegue Attilio -. Rimasi un po’ in questo ruolo, il lavoro mi piaceva tanto ma mi sentivo un po’ stretto così alla fine decisi che avrei continuato questo lavoro ma come libero professionista, così decisi di mettermi in gioco». 
Non è azzardato dire che oggi Attilio Serafini sia considerato ancora una delle eccellenza nel campo della realizzazione di impianti a fune, tanto che molte ditte del settore in questi anni gli anno affidato la realizzazione di impianti di risalita, seguiti dalle fondamenta al collaudo. «Posso dire che ho lavorato in tutta Italia e sugli impianti a fune più diversi senza mai avere un incidente e senza neanche avere una denuncia e di questo ne vado orgoglioso. Nel 2013 mi chiamarono anche per vedere di prendermi l’incarico di intervenire sulla funivia del Mottarone incarico che però alla fine declinai». E quella funivia resta tragicamente nota per l’incidente del 21 maggio 2021 nel quale morirono 14 persone.
«Sono contento di quello che ho fatto nella vita - conclude - ora mi godo questo momento della vita coltivando la passione per il legno e le cose vecchie del passato». 
 

Ultimo aggiornamento: 17:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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