BELLUNO - Mascherine con i fiori della primavera. O con un rosso coniglietto. Colorate all’esterno, con stoffa bianca inserita all’interno. Lavabili. A riciclarsi è un laboratorio di tappezziere-falegname, una ditta a conduzione familiare. Alla Naldo Arredamenti di Sospirolo, con i titolari Mario e Bruno, lavorano le figlie. Da loro è venuta l’idea, una settimana fa: «Si diceva in continuazione che erano poche le mascherine in circolazione, che non si trovavano più. Per questo abbiamo pensato di costruirne, per i cittadini comuni, affinché non acquistassero quelle che sono presidio sanitario e che mancano a coloro a cui veramente servono. I presìdi sanitari è meglio che vengano destinati agli ospedali, o alle forze dell’ordine, a carabinieri, a poliziotti e a chi lavora per proteggerci», raccontano Elena, Michela e Sara, tutte in questo momento occupate al taglio e cucito.
LA TECNICA
L’intento dei fratelli Naldo, insomma, è di favorire, seppur indirettamente, chi di mascherine certificate ha necessità perché, magari, opera in ospedale. «Mentre questa, di stampo artigianale, può bastare alle persone che la indossano solo per uscire ed andare al supermercato», spiegano. È formata da due strati. Per l’esterno si usa una tela fantasia, composta dal 70% di poliestere e 30% di cotone. Altro è il tessuto bianco che va a contatto con la pelle della bocca e del naso. Si tratta della cosiddetta tela “pelle d’uovo” (o mussola regina), ovvero il materiale usato dalle nonne per i lenzuolini e i camicini dei neonati. Un tessuto che, tra l’altro, mostra bassa permeabilità.
LA RICONVERSIONE
Mario e Bruno Naldo, schivi per natura, si stanno adattando alla situazione. Certo non è tempo per chiunque, nella quarantena, di pensare all’acquisto di un divano o al restauro del vecchio. Non è il tempo per cambiare le tende del salotto e della cucina. E anche gli alberghi hanno altro di cui preoccuparsi, di sicuro non del cambio della tappezzeria delle panche.
LA SPERANZA
Le prime mascherine sono state regalate ad amici e conoscenti. Infine, con il passa parola, la notizia che a Sospirolo c’era chi aveva un laboratorio in grado di confezionare mascherine è giunta a Giancarlo Deola, direttore generale dei supermercati che operano nel Bellunese con le insegne SuperW, JuniorW e WStore. È lui il primo committente di un’iniziativa improvvisata che ora vede una produzione in crescita. «Ci prestiamo volentieri per questa emergenza, con la speranza che il nostro Paese torni presto alla normalità e che ognuno, compresi noi, possa riprendere l’attività originaria», ha detto Deola.
Daniela De Donà
Ultimo aggiornamento: 08:18
© RIPRODUZIONE RISERVATA LA TECNICA
L’intento dei fratelli Naldo, insomma, è di favorire, seppur indirettamente, chi di mascherine certificate ha necessità perché, magari, opera in ospedale. «Mentre questa, di stampo artigianale, può bastare alle persone che la indossano solo per uscire ed andare al supermercato», spiegano. È formata da due strati. Per l’esterno si usa una tela fantasia, composta dal 70% di poliestere e 30% di cotone. Altro è il tessuto bianco che va a contatto con la pelle della bocca e del naso. Si tratta della cosiddetta tela “pelle d’uovo” (o mussola regina), ovvero il materiale usato dalle nonne per i lenzuolini e i camicini dei neonati. Un tessuto che, tra l’altro, mostra bassa permeabilità.
LA RICONVERSIONE
Mario e Bruno Naldo, schivi per natura, si stanno adattando alla situazione. Certo non è tempo per chiunque, nella quarantena, di pensare all’acquisto di un divano o al restauro del vecchio. Non è il tempo per cambiare le tende del salotto e della cucina. E anche gli alberghi hanno altro di cui preoccuparsi, di sicuro non del cambio della tappezzeria delle panche.
LA SPERANZA
Le prime mascherine sono state regalate ad amici e conoscenti. Infine, con il passa parola, la notizia che a Sospirolo c’era chi aveva un laboratorio in grado di confezionare mascherine è giunta a Giancarlo Deola, direttore generale dei supermercati che operano nel Bellunese con le insegne SuperW, JuniorW e WStore. È lui il primo committente di un’iniziativa improvvisata che ora vede una produzione in crescita. «Ci prestiamo volentieri per questa emergenza, con la speranza che il nostro Paese torni presto alla normalità e che ognuno, compresi noi, possa riprendere l’attività originaria», ha detto Deola.
Daniela De Donà