L'agente Cobra, il poliziotto con il passamontagna: «La mia vita da cacciatore di criminali e pedofili»

Sabato 28 Ottobre 2023 di Daniela De Donà
Il questore Francesco Zerilli e l'agente Cobra

BELLUNO - Una vita fitta di atti di coraggio a caccia di criminali. Tra arresti, sparatorie, narcotraffico. Attilio Alessandri è lo sbirro più temuto e decorato della Squadra mobile di Roma. E adesso, da pensionato, può finalmente uscire allo scoperto. In realtà Alessandri ex "agente Cobra" - in tasca ha sempre il passamontagna, pronto a calarlo sul viso.

Lo indossa quando si trova in una situazione "pubblica". Come giovedì sera al Ristorante Taverna di Belluno. «Durante il mio percorso professionale da poliziotto sotto copertura ho affrontato varie problematiche è la motivazione del viso coperto - preferisco che chi non mi conosce non abbini il mio cognome alla mia faccia».


A VISO SCOPERTO
In realtà l'ex comandante della Squadra Cobra si è mostrato a noi a viso scoperto in una chiacchierata informale che ha preceduto l'incontro organizzato dall'Associazione Liberal Belluno, presieduta da Rosalba Schenal. E, istintiva, la prima domanda chiama in causa i 40 anni in cui ha lavorato in operazioni sotto copertura. Probabilmente provando spesso paura. «Il momento difficile è all'inizio - è la precisazione di Alessandri - quando si entra nelle grazie del gruppo, spesso un'organizzazione criminale, quando cioè non si può spingere più di tanto, ma non si può neppure stare fermi». Di certo è fondamentale l'arte della dissimulazione.


CENTOMETRISTA A PADOVA
Ci vuole coraggio, ma pure "un fisico bestiale" (per dirla con Luca Carboni). Alessandri, classe 1962, non a caso è stato un atleta. Sorride ripensando a quegli anni Ottanta in tuta da velocista: «Sono un ex centometrista delle Fiamme Oro. Mi allenavo a Padova, andavo benino tanto che mi chiesero di restare». Ma ad avere la meglio fu l'attrazione per il lavoro sul campo, magari come avvenne nel 2004 nella sua prima missione sotto copertura - diretto a sgominare un gruppo di italiani che andavano in Brasile in cerca di ragazzine dalla carne fresca: «Un mondo che non conoscevo, uno schifo». Quindi il ricordo del tempo a Padova, da atleta: «Avevo un privilegio che i miei compagni mi invidiavano. Sapete perché? Per i miei capelli lunghi. All'epoca ero ancora allievo guardia di pubblica sicurezza e non avevo l'obbligo di tagliarli».

IL CONFRONTO
Attilio Alessandri, che ha trascorso gran parte della sua vita all'interno dell'ufficio investigativo di Roma, conosce pochissimo Belluno: «Ci sono venuto varie volte, ma solo per un "dentro e fuori" dalle porte della Questura. Finalmente oggi ho avuto il tempo per una passeggiata in centro». Gli episodi che lo hanno coinvolto nella tenaglia di consorterie criminali, tra rapine a mano armata e arresti di mafiosi, vengono sciorinati su invito del moderatore della serata, Franco Tosolini, davanti a un pubblico attento (tra i presenti, oltre ad alcuni poliziotti bellunesi e al capo della Squadra Mobile di Belluno, Jacopo Ballarin, il capo della Mobile di Vicenza, Lorenzo Ortensi).

IN AZIONE
Ma sono le parole del questore di Belluno, Francesco Zerilli, a delineare lo spirito dell'agente "Cobra" dal momento che, insieme, hanno trascorso momenti intensi alla Squadra mobile di Roma: «Attilio non si è mai sottratto alle azioni, anche se potevano costargli molto. È un poliziotto che fa esattamente ciò che dice e dice ciò che fa». Il questore, senza nascondere l'affetto («tra noi due vi è fratellanza») racconta un episodio, condiviso, che fa da esempio: «Sul balcone di una palazzina di Centocelle un uomo che metteva paura solo a guardarlo cingeva per il collo una donna, minacciando con un coltello di ucciderla. Il nostro piano era di cercare di distrarlo mentre qualcuno di noi sarebbe salito per affrontare quel folle grande e grosso. Prima ancora di finire di parlarne Alessandri era già partito, salito sul terrazzo».
 

Ultimo aggiornamento: 29 Ottobre, 09:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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