Cuori, catene, leoni. Sono soltanto alcuni degli emoticon utilizzati sui social dagli esponenti della criminalità e dai loro familiari. Un linguaggio in codice fatto di immagini e simboli che, in poco tempo, è diventato comune non solo agli affiliati alla camorra napoletana ma anche ad altre organizzazioni malavitose e grazie al quale, soprattutto su Tiktok, è possibile visionare decine di piccoli filmati che documentano la malavita.
Tra gli emoticon più gettonati, ad esempio, c’è un leone stilizzato, da sempre, negli ambienti criminali, considerato simbolo di forza e, pertanto, in grado di superare ogni difficoltà. Un’immagine, quella del re della foresta, da sempre cara alla camorra.
Cortometraggi composti da fotografie del detenuto accompagnate da canzoni neomelodiche o pochi secondi di videochiamate tra il recluso e la sua famiglia. Le catene, però, sono utilizzate anche per dediche generiche «a tutti i carcerati» come si vede in alcuni filmati girati dinanzi al penitenziario napoletano di Poggioreale o al «Pagliarelli» di Palermo. Si passa, quindi, ai cuori, utilizzati in diverse varianti. L’immagine classica simboleggia l’affetto della famiglia o l’amore di mogli e figli per chi sta scontando una pena e la promessa di attenderlo «per sempre». Il cuore spezzato, invece, è il simbolo del dolore, provato, ad esempio, per la lontananza causata dalla detenzione. Se, invece, l’emoticon è di colore verde simboleggia la «cattiveria» da mostrare contro i nemici snaturando, così, l’originale significato dell’immagine, concepita dai suoi creatori per simboleggiare, invece, l’amore verso la natura. Poi ci sono le corone che simboleggiano la presunta importanza del soggetto a cui è dedicato il video, spesso definito il «re» non solo della sua casa ma dell’intero rione. Una farfalla stilizzata, invece, è l’augurio di tornare presto libero.
Non mancano le immagini stilizzate di pistole e bombe, il cui significato è facilmente intuibile e che, spesso, sono seguite da frasi ingiuriose rivolte agli «infami» come sono definiti i collaboratori di giustizia. Sono come le lettere di un alfabeto e come tali vengono utilizzate per lanciare frasi o messaggi precisi. Ad esempio, gli emoticon del leone e di una o più catene, postate in sequenza, indicano un detenuto che sta scontando la sua pena senza scendere a patti con lo Stato. La sua «forza» è nella famiglia e negli amici che lo attendono fuori dal carcere e, per questo, non ha bisogno di tradire il codice della «mala». Un cuore spezzato seguito dall’emoticon di una pistola, invece, rappresenta la promessa di vendicare un dolore e di punire chi lo ha causato. Messaggi che, come detto, sono spesso rafforzati da canzoni neomelodiche dai contenuti espliciti o da dialoghi estrapolati da fiction sulla mafia o sulla camorra.