Navalny, colloquio inedito: «Putin spreme la Russia e in Occidente lo aiutano. Le sue ricchezze nascoste all'estero»

Le accuse del dissidente russo nel 2020, prima di essere avvelenato e poi arrestato. L'affondo sulle collusioni in Gran Bretagna

Martedì 27 Febbraio 2024 di Chiara Bruschi
Navalny, colloquio inedito: «Putin spreme la Russia e in Occidente lo aiutano. Le sue ricchezze nascoste all'estero»

Un'intervista dal passato, mai andata in onda, scuote Londra nelle prime ore del mattino. A trasmetterla per la prima volta è Sky News. Fa parte di una serie di documentari diretti da Matthew Torne ed era stata prodotta da Andrew Duncan. In queste riprese Alexei Navalny, morto lo scorso 16 febbraio nella colonia penale "Polar Wolf", accusa l'Occidente e soprattutto il Regno Unito, di essere stato complice del sistema Putin, aiutando lui e la sua ristretta cerchia a nascondere enormi somme di denaro derivanti dalla corruzione imperante in Russia. Denaro che ha arricchito «i fantastici avvocati londinesi» dice Navalny con la sua stessa voce.

LE DICHIARAZIONI

L'intervista risale al 2020: rilassato ma deciso, Navalny è un giovane leader carismatico, deciso a offrire un'alternativa alla corruzione dello zar, denunciando con video e altre prove lo stile di vita lussuoso di Putin e dei suoi alleati, tra yacht, ville, terreni e molto altro. «Credo sia difficile trovare una persona nel nostro ufficio che non è stata arrestata per un periodo di 10, 15 o 30 giorni.

E molti stanno affrontando processi penali a loro carico. Chi cerca di resistere - dice con un sorriso - si trova a doverne affrontare le conseguenze molto in fretta». E quelle conseguenze per lui non tardano ad arrivare: pochi mesi dopo viene avvelenato con il Noviok, sopravvive per un pelo e dopo le cure in Germania torna nel suo Paese, pur sapendo di andare incontro a nuove persecuzioni. Arrestato in aeroporto, viene poi incarcerato. E qui, in carcere, finirà i suoi giorni.

LA RIVELAZIONE

Morte naturale, dicono le fonti ufficiali del carcere. Ucciso per evitare che venisse rilasciato in uno scambio di prigionieri con Usa e Germania, ha detto invece ieri Maria Pevchikh, dirigente della "Fondazione anticorruzione di Alexei Navalny". L'accordo avrebbe dovuto portare al rilascio di altri due cittadini americani detenuti in Russia in cambio di Vadim Krasikov, ex colonnello dei servizi di sicurezza russi Fsb, detenuto in Germania per omicidio. «Le negoziazioni erano quasi concluse la sera del 15 febbraio - ha confermato ieri l'attivista - e il 16 è stato dichiarato morto». Putin, ha detto poi, «si è voluto liberare dell'oggetto dello scambio, così può utilizzare qualcun altro. È senza logica, il comportamento di un mafioso pazzo». Secondo un gruppo per i diritti umani, Gulagu.net, che sostiene di avere informazioni privilegiate sul sistema carcerario di Putin, Navalny ha subito «legature, immobilizzazioni, blocco di braccia e gambe e torture a freddo». Le sue parole però risuonano più vive che mai: «Tutta l'elite di Putin, incluso lui, è assolutamente corrotta. E ha una mentalità coloniale - attacca Navalny nell'intervista del 2020 mandata in onda ieri -. Hanno spostato le loro famiglie, i loro figli e i loro patrimoni in Occidente e trattano il nostro Paese come se fosse una zona di caccia libera. Funziona esattamente così».

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LE ACCUSE

L'accusa più dura però è contro l'Occidente e soprattutto nei confronti del Regno Unito, per aver permesso a Putin e al suo entourage di nascondere le proprie ricchezze all'estero, facendo così prosperare un sistema criminale. «L'Occidente non sta facendo niente - diceva nel 2020 - ci sono dei "balletti di rito" ma non succede davvero nulla. Perché gli ufficiali corrotti vivono ancora a Londra? Perché riempiono le tasche dei fantastici avvocati londinesi. Queste persone sembrano molto civilizzate, saremmo a nostro agio se si sedessero di fianco a noi, perché indosserebbero un abito elegante e userebbero buone maniere. Solo che nello stesso momento sono al servizio dei peggiori banditi». Una collaboratrice dell'attivista, Yulia Mineeva, ieri ha rincarato la dose puntando il dito contro le sanzioni dei giorni scorsi: «Era molto ironico, amava l'humour quindi credo che si farebbe una risata nel vedere cosa è stato fatto di recente. Se questo è tutto quello che vedremo in risposta alla morte di Navalny, questi sforzi sono molto deboli e anche alquanto patetici». «Sono un ottimista - conclude Navalny nell'intervista -. La Russia è un Paese europeo, le persone qui vogliono vivere come gli europei. Spero che tra dieci anni, se mi intervisterà ancora, sarò in grado di dirle come siamo riusciti a sconfiggere la corruzione e il riciclaggio di denaro».

Ultimo aggiornamento: 13:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA