L'anno delle presidenziali americane è pronto a partire ufficialmente con i caucus repubblicani in Iowa. Nel piccolo stato bagnato dai fiumi Mississippi e Missouri, il favorito è Donald Trump, stimato per i sondaggi al 48% (in lieve calo rispetto a dicembre), con Nikki Haley intorno al 20% (in crescita) e Ron DeSantis al 16% (anche lui in discesa).
I caucus come primo atto delle presidenziali
Il termine "caucus" indica quelle assemblee elettive aperte agli iscritti dei partiti. Agli occhi di un europeo, assomigliano più a riunioni di condominio che a consultazioni ufficiali. Questo perché si tengono in luoghi pubblici o privati (come parrocchie, scuole, palestre) con i sostenitori dei vari candidati che si posizionano fisicamente in angoli diversi per indicare il loro preferito e cercano di convincere gli altri a seguirli (oppure si vota invece per alzata di mano). Le regole cambiano di stato in stato. Considerato uno swing state (stato in bilico, a differenza dei safe state, per tradizione blu o rossi), l'Iowa da circa mezzo secolo ospita il primo passo delle elezioni presidenziali. Anche se, essendo piuttosto piccolo (circa 3 milioni di abitanti) e rurale, la sua incidenza sul risultato finale è relativa: all'esito del voto darà alla convention repubblicana meno del 2% dei delegati totali, divisi in modo proporzionale tra i candidati a seconda del risultato. I delegati rappresentano poi il proprio stato alle convention nazionali del partito, che a loro volta esprimono il candidato presidente. Il metodo dei caucus in realtà è ormai molto minoritario. Nella maggior parte degli Stati si usano le primarie: ossia un'elezione regolata a livello locale in cui gli elettori scelgono con voto segreto i loro candidati preferiti.