Guerra, controffensive in stallo: 35mila ucraini fronteggiano 140mila russi, l'attesa per forzare la trattativa per la pace. La questione Crimea

Decisiva la motivazione delle truppe: leggi sempre più severe fra i russi per impedire diserzioni

Sabato 29 Aprile 2023 di Mario Landi
Guerra, controffensive in stallo: 35mila ucraini fronteggiano 140mila russi, l'attesa per forzare la trattativa per la pace. Attacco alla Crimea

Guerra Ucraina: i giorni passano, il terreno si allenta sempre di più come temono i carristi e i fanti, ma delle controffensive primaverili ancora nessuna traccia.

Controffensive al plurale perché sia Ucraina sia Russia hanno fatto capire di volere forzare i tempi, di respingere gli occupanti oltre il Donbass o di dare la spallata verso Kiev e Odessa. Al momento su un fronte lungo almeno 900 chilometri e tutto meno che lineare si fronteggiano, stimano gli analisti, 35mila soldati ucraini e 140mila russi. Proporzioni ancora peggiori, per il versante ucraino, riguardano i mezzi pesanti nonostante l'arrivo dei tank inglesi Challenger e Leopard II per non dire delle forze aeree: qui non c'è proprio confronto perché finora l'orso russo, pur avendo perso centinaia fra elicotteri ed aerei, ha ancora ingenti riserve di ogni tipo di velivolo. 

Ciò che scarseggia invece, e non è poca cosa, è la motivazione fra le truppe russe a terra, perché è sempre ai fanti che spetta l'assalto decisivo in una guerra di logoramento come quella scatenata da Putin il 24 febbraio dell'anno scorso: quindici mesi durante i quali Mosca ha perso, secondo Kiev, almeno 180mila soldati, sei volte di più della campagna in Afghanistan. E ora vengono varate norme sempre più severe per reprimere le diserzioni e segna il passo la campagna di rcelutamento di 400mila soldati nonostante l'innalzamento dei salari. Quanto costa il rischio di morire l'Ucraina? 

E la situazioni degli alleati? Putin non ne ha bisogno, al più tiene sotto scacco la Bielorussia per impegnare l'Ucraina anche al Nord, mentre le forze delle Nato prendono ancora tempo negando soprattutto ciò di cui Zelensky ha più bisogno: caccia per riguadagnare almeno un po' di capacità offensiva e difensiva nei cieli.

Servono inoltre ancora mesi per completare le annunciate forniture di batterie missilistiche contraeree e infatti  negli ultimi giorni la Russia ha ripreso il lancio di missili e droni anche contro la capitale come non accadeva da tempo. Terribile il bilancio a Uman, nella regione dell’Ucraina centrale di Cherkasy, dove una salva di missili ha colpito un condominio causando almeno 23 vittime fra i civili.

In questa partita a scacchi ha sorpreso non poco l'attacco notturno con droni che l'Ucraina ha lanciato contro un vasto deposito militare di carburante nel porto di Sebastopoli, città simbolo della Crimea occupata nel 2014 da Putin nell'indifferenza, allora dell'Occidente. Un attacco effettivamente riuscito per quanto lontano dalla linea del fronte.  

 

Un attacco contemporaneo, in pratica, alle parole del presidente ucraino ovvero che la controffensiva che le forze armate di Kiev stanno programmando per liberare i territori occupati dalla Russia prevede anche la liberazione della Crimea. Tuttavia, ha aggiunto che il successo di Kiev dipende fortemente dal fatto che l'Occidente continui a fornire armi. «Vogliamo salvare il maggior numero possibile di vite, quindi il numero di armi è importante», ha detto. Secondo Zelensky, le truppe russe perdono ogni giorno motivazione e al tempo stesso temono le conseguenze della loro ritirata. Sebbene Zelensky non abbia voluto rivelare alcun dettaglio o calendario per il contrattacco, si ritiene che sia previsto per la tarda primavera o l'inizio dell'estate. Nonostante le sue speranze di successo, ha anche avvertito che la guerra potrebbe continuare per anni o addirittura decenni. «Per gli altri Paesi è più conveniente sostenere l'Ucraina ora piuttosto che aumentare i rischi di una terza guerra mondiale»​.

Ma che cosa vuole ottenere Zelensky con queste sortite? Davvero pensa di poter portare anche la questione Crimea al tavolo delle trattative? E a che prezzo?

E l'intelligence occidentale che aiuta gli ucraini, anche grazie ai 48 mila impianti satellitari donati da Starlink di Elon Musk decisivi per le comunicazioni e i sistemi di guida dei droni, che cosa pensa di questi raid di fatto "oltrefrontiera"?

Zelesnky continua insomma ad alzare la posta: non solo il Donbass deve tornare sotto la bandiera ucraina, ma anche la Crimea, territori che invece, in nome della pace e della fine di questa guerra, l'Occidente potrebbe decidere di sacrificare anche perché le riserve delle Russia non sembrano intaccate dalle sanzioni.  E così anche il consenso di Putin.

Ultimo aggiornamento: 15:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA