L'Ucraina e il “One way attack”, il programma dei droni di Kiev che spaventa Putin (e i due interrogativi per la Russia)

Aumentano gli attacchi sul suolo russo con i velivoli senza pilota e ora Mosca deve scegliere se richiamare le contraerea schierata in Ucraina, "scoprendo" le truppe di fronte alla controffensiva di Zelensky

Giovedì 11 Aprile 2024 di Gianluca Cordella
L'Ucraina e il “One way attack”, il programma dei droni di Kiev che spaventa Putin

L’Ucraina passa al contrattacco. Dopo mesi passati a respingere l’invasione dell’esercito russo, le truppe di Volodymyr Zelensky hanno cambiato strategia, affiancando alla risposta sul proprio territorio le sortite oltreconfine. Grazie a un massiccio impiego di droni, infatti, gli ucraini hanno iniziato a spingersi sul suolo russo, attaccando obiettivi militari ed economici. E se l’attacco al Cremlino aveva più che altro un valore simbolico – minare le sicurezze di Vladimir Putin – gli altri blitz dai cieli hanno avuto obiettivi più concreti. Strutture militari, industrie, raffinerie: sono gli obiettivi del programma One way attack, una costante “pioggia” di droni da cieli russi con cui Kiev mira ad azzoppare ancora di più l’economia russa, militare e non. Nell’ultimo mese gli attacchi con i velivoli senza pilota si sono intensificati e, al di là degli obiettivi concretamente realizzati sul campo, la strategia pone dinanzi a Mosca due interrogativi di difficile soluzione. 

Il primo è: quanto è disposta a spendere Mosca per la propria difesa? I droni hanno costi di costruzioni molto bassi, a volte irrisori essendo fabbricati in modo del tutto artigianale con tubi, compensato e plastica. Non lo stesso si può dire per i mezzi che la Russia deve utilizzare per contrastarli, che invece richiedono costosissimi sistemi di precisione per neutralizzare l’attacco in modo efficace.

Quanto sarà disposta Mosca a spendere, sapendo che comunque l’esplosione di un drone arrivato a bersaglio può creare danni economici molto maggiori?

Ucraina, la più grande offensiva di tank russi decimata dai droni ucraini: il massacro di Avdiivka può cambiare la guerra?

Il secondo invece si aggancia anche alla più ampia strategia di guerra. Perché molti dei sistemi di artiglieria antiaerea della Russia si trovano sul suolo ucraino adesso, per neutralizzare i missili arrivati dalle potenze occidentali che stanno aiutando Kiev a respingere l’avanzata del Cremlino. Cosa fare allora? Proteggere le truppe a scapito della sicurezza interna? O proteggere il suolo nazionale esponendo i militari alla controffensiva ucraina, con conseguente perdita dei territori faticosamente conquistati in due anni di scontri sul campo?

Mar Nero, missili e droni di Kiev contro la flotta russa: nelle immagini satellitari Gb i danni inflitti alla marina di Putin

Un dilemma reso cruciale dall’evidenza dei fatti. Gli attacchi con i droni, infatti, sono stati sin qui molto efficaci quando scagliati contro industrie e raffinerie – meno protette – e molto meno quando hanno messo nel mirino strutture più controllate, come ad esempio gli aeroporti. 

Gli ultimi tre raid contro l’industria petrolifera di Mosca sono andati a buon segno, danneggiando seriamente altrettante raffinerie. Al punto che, secondo Kiev, la capacità di raffinazione russa è stata diminuita del 10%. Così come è andato a segno l’attacco del 2 aprile contro la fabbrica di Alabuga in cui vengono assemblati i droni Shahed. Diverso il discorso relativo al blitz del 5 aprile scorso contro gli aeroporti, in particolare contro quello di Morozovsk: Kiev esultava per la distruzione di sei aerei russi ma nelle immagini satellitari non c’era traccia di distruzione, né nelle strutture, né nei mezzi. Cosa farà dunque Mosca? Accetterà di esporre le proprie industrie e di mettere ulteriormente in difficoltà un’economia già flagellata dalle sanzioni internazionali? O le proteggerà sottraendo forze al fronte?

Il nodo di Kiev

La strategia One way attack, tuttavia, qualche nodo da sciogliere lo pone anche all’Ucraina. Su tutti quello legato al supporto internazionale. I Paesi della Nato, Stati Uniti in testa, sono infatti preoccupati dall’escalation che, secondo il Pentagono, è proprio quello che potrebbe causare un attacco sul suolo russo. In sostanza se Kiev dovesse usare i droni occidentali per colpire Mosca nel cuore, il Cremlino potrebbe ravvisare una forma di attacco diretto dell’Alleanza e sentirsi dunque legittimato a colpire a Ovest, anche oltre l’Ucraina. Non a caso Washington non ha ancora voluto fornire a Zelensky i missili a lunga gittata: il confine tra aiutare l’Ucraina a difendersi e scatenare un conflitto mondiale è terribilmente sottile. 

Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 09:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA