Attentato a San Pietroburgo nel bar di Prigozhin, statuetta-bomba per Tatarsky: ucciso il blogger amico di Putin

L’uomo criticava i generali e si era fatto nemici anche tra i vertici dell’esercito russo

Lunedì 3 Aprile 2023 di Mauro Evangelisti
Attentato a San Pietroburgo nel bar di Prigozhin, statuetta-bomba per Tatarsky: ucciso il blogger amico di Putin

Attentato a San Pietroburgo, ucciso il blogger filo guerra Vladlen Tatarsky, 41 anni, che vantava oltre 560mila seguaci su Telegram e aveva anche combattuto nel battaglione Vostok, dalla parte dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, dunque contro l’Ucraina.

Era molto legato a Prigozhin, capo della Wagner, e a Darya Dugina, nazionalista anch’ella morta in un attentato a Mosca in agosto. Il suo vero nome era Maxim Fomin. A ucciderlo è stato dell’esplosivo (si ipotizza circa 200 grammi di tritolo) nascosto in una piccola statua che gli aveva consegnato, come regalo, una misteriosa donna che poi è si è allontanata prima del boato. Secondo molti osservatori Tatarsky era l’influencer su temi militari più ascoltato in Russia. Era anche autore di vari libri sulla guerra e non aveva risparmiato critiche all’esercito russo e soprattutto al Ministero della Difesa per gli scarsi risultati ottenuti. Aveva fatto balenare l’idea di un tribunale per i generali che aveva definito «idioti non addestrati». Mai però aveva osato chiamare in causa Vladimir Putin. Tutto è avvenuto in una caffetteria, lo Street Food Bar, di proprietà di Yevgeny Prigozhin, del leader del feroce gruppo di mercenari Wagner assoldato dal Cremlino per la guerra nel Donbass. Il legame tra Tatarsky e Prigozhin era noto. E c’è un particolare importante, non confermato: secondo lo studioso politico Konstantin Dolgov, citato dal sito indipendente russo «c’era la possibilità che il capo della Wagner partecipasse all’evento allo Street Bar». Sia Prigozhin sia Tatarsky avevano negli ultimi mesi preso posizioni molto dure nei confronti del Ministero della Difesa russo, che giudicavano inefficiente, e dunque oltre alla pista ucraina non si può escludere quella interna. Per comprendere l’importanza della figura di Tatarsky, che in passato però era stato anche in carcere per rapina a mano armata, basti pensare che a settembre era tra i partecipanti alla cerimonia in cui Vladimir Putin ha proclamato l’annessione delle quattro regioni occupate nel Donbass. In quell’occasione Tatarsky registrò un video in cui diceva: «Conquisteremo tutti, uccideremo tutti, saccheggeremo chiunque ci serva e tutto sarà proprio come ci piace». Il pensiero non può che andare a un altro attentato: il 20 agosto Darya Dugina, figlia dell’ideologo ultranazionalista Dugin, venne uccisa con una autobomba, sempre in occasione di un evento pubblico alle porta di Mosca. Il servizio di sicurezza russo accusò i servizi segreti ucraini di avere organizzato l’attentato, Kiev ha sempre respinto ogni addebito. Su tutti i social circolano fotografie in cui Vladlen Tatarsky è ritratto proprio con Darya Dugina. I due erano amici e condividevano le stesse idee nazionaliste di ultradestra, ferocemente a favore della guerra, dell’aggressione dell’Ucraina e di Vladimir Putin. Ieri sera il Ministero degli Esteri russo ha diffuso un messaggio per commemorare il blogger. Maria Zakharova, portavoce del Ministero, fa uno strano abbinamento: «L’Occidente difende il reporter americano ma tace sulla morte di Tatarsky». Kiev ipotizza il terrorismo interno, il regolamento di conti: «Si mangiano tra loro come ragni».

Vladlen Tatarsky, chi era il blogger nazionalista russo ucciso a San Pietroburgo che denunciò i fallimenti in Ucraina

DINAMICA

Ma come è stato ucciso Tatarsky? Ieri pomeriggio si stava svolgendo un incontro pubblico con una cinquantina di partecipanti. Una donna si è presentata come ammiratrice del blogger militarista, ha dato in regalo a Tatarsky una statuetta. Era un busto che è stato posizionato su una scrivania. Dopo poco è esploso, uccidendo l’uomo e causando altri 25 feriti, di cui 19 ricoverati in ospedale. Sull’attentato di San Pietroburgo circolano sui canali di Telegram video agghiaccianti. Si vede il blogger che riceve la statuetta, in una sala in cui c’è un maxischermo che riproduce il suo volto. In un’altra immagine c’è il cadavere, con il capo lesionato dalla potenza dell’esplosione. Il tema della serata erano «i reportage da punti caldi sotto una pioggia di proiettili», organizzata dal club di discussione Cyberfront Z, che normalmente nei fine settimana si riunisce in questo bar. Alcuni media dicono che la donna sarebbe stata identificata come Maria Y., originaria di Ivano-Frankivsk (cittadina ucraina) e che lei stessa sarebbe ricoverata in ospedale. Altri sostengono che invece l’autore o l’autrice dell’attentato sia riuscito a fuggire. In rete, tra i sostenitori del blogger, in molti accusano gli ucraini, li definiscono «terroristi» e chiedono una rappresaglia. Ma è ancora molto presto per capire chi davvero abbia voluto la morte di Tatarsky.

Ultimo aggiornamento: 16:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA