Attentato a Mosca, l’ultima pista del Cremlino: terroristi col chip in testa teleguidati dagli ucraini

La Russia insiste sulla regia occidentale: «Denunceremo Kiev per l’attentato al Crocus»

Martedì 2 Aprile 2024 di Lorenzo Vita
Attentato a Mosca, l’ultima pista del Cremlino: terroristi col chip in testa teleguidati dagli ucraini

Chip nel cervello e misteriosi armi acustiche. Lo scontro tra Occidente e Russia si arricchisce di nuove improbabili accuse e di inchieste, queste sì frutto di un lungo lavoro, che fanno affiorare inquietanti sospetti sullo scontro tra superpotenze. A Mosca continua a imperversare la "pista ucraina". Quell'idea alimentata dal presidente Vladimir Putin e dai servizi segreti sul fatto che dietro ai terroristi che hanno compiuto la strage della Crocus City Hall vi sia una regia occidentale o di Kiev.

Durante una trasmissione andata in onda sabato scorso sulla tv Primo Canale, Vladimir Ovchinsky, ex capo dell'ufficio russo dell'Interpol, ha dato una versione a dir poco curiosa dell'attentato. «Quei bastardi hanno perso conoscenza. Molto probabilmente, le sostanze psicotrope e la programmazione neuropsicologica hanno agito in combinato. Forse un esame lo dimostrerà: sono stati inseriti loro dei chip», ha detto Ovchinsky. E secondo l'ex funzionario, un'ipotesi di questo genere sarebbe collegata a quanto fatto da Elon Musk con il progetto Neuralink. Il conduttore, forse intuendo la gravità delle parole, ha sottolineato che gli ospiti della trasmissione «sono sempre persone con competenze serie, con una reputazione seria». Ma è un segnale di come i media statali abbiano ormai aderito alla tesi cercata ossessivamente dal Cremlino. Del resto, i media e gli apparati di potere, nonostante le spaccature interne svelate da Bloomberg, sembrano ormai orientati a condividere la tesi di Putin. Ieri, la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha annunciato che il suo governo è pronto ad adire i tribunali internazionali e a citare Kiev (e presunti partner occidentali) per atti di terrorismo compiuti dentro il territorio della Federazione Russa.

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LE ACCUSE

Dall'attacco al ponte di Crimea del 2022 (per il quale è stato chiesto l'arresto del direttore dei servizi di intelligence ucraini dell'Sbu, Vasily Malyu) all'omicidio di Daria Dugina e altre illustri morti tra uomini vicini al potere russo. «Non è il momento di rivelare tutto ciò che è in serbo per il regime di Kiev in questa fase», ha detto Zakharova. Ma se al momento non è prevista alcuna accusa circoscritta alla strage della Crocus City Hall, la stessa portavoce non ha escluso che in futuro si possa aprire un capitolo anche riguardo questo episodio. Intanto, Mosca prepara un'altra curiosa mossa politica: la possibilità di non riconoscere il mandato presidenziale di Volodymyr Zelensky. Le elezioni per il rinnovo della carica non si sono tenute poiché in vigore la legge marziale. E il Cremlino sembra intenzionato a sfruttare la situazione a scopi propagandistici. 

 

«A maggio, arriverà effettivamente il momento in cui scadranno i poteri dell'attuale presidente. Analizzeremo la situazione per dichiarare la nostra posizione», ha detto il portavoce Dmitry Peskov. Mentre sul fronte ucraino si fa sempre più strada la via dell'intransigenza di Putin e del suo intero sistema di potere, a far discutere è poi l'inchiesta condotta da un gruppo di media occidentali (The Insider, Der Spiegel e Cbs) sul ruolo dell'intelligence russa nella misteriosa "sindrome dell'Avana". A partire dal 2016, molti funzionari americani a Cuba iniziarono a denunciare strani sintomi spesso associati a sibili o rumori avvertiti durante il loro lavoro. Secondo l'inchiesta, dietro questi episodi potrebbero esserci «armi ad energia diretta» usate dall'unità 29155 dell'intelligence militare russa. «Tutto questo non è altro che un'accusa priva di fondamento» ha affermato Peskov. Ma il giallo resta, così come aumento le prove di "armi acustiche non letali".

Ultimo aggiornamento: 15:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA