L'indignazione crescente nel mondo femminile stava creando un contraccolpo all'immagine di uno dei più importanti marchi sportivi, la Nike, quando si è saputo che i contratti penalizzavano le atlete in caso di sospensione momentanea dell'attività sportiva e agonistica a causa di una gravidanza. L'onda di riprovazione ha indotto la company ad un rapido dietro front e così la Nike ha annunciato di rivedere i contratti che di fatto avrebbero danneggiato le campionesse in stato interessante, almeno fino a quando non fosse finito il congedo per la maternità.
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A sollevare il caso era stata l'atleta americana Allyson Felix e dalle sue parole si era abbattuta una bufera sulla Nike senza precedenti. I vertici aziendali hanno fatto sapere, due giorni fa, di avere deciso di cambiare policy, naturalmente a favore delle atlete e dei loro sacrosanti diritti alla maternità. «Dobbiamo fare di più; visto che si tratta di una grande opportunità per il settore dello sport evolversi per sostenere meglio gli sportivi» ha commentato il portavoce dell'azienda, interpellato dal New York Times, il giornale che aveva stigmatizzato la policy che prevedeva compensi minori per le puerpere, condizionate anche dalle loro performance. Una inchiesta simile era stata fatta pure dal Times la settimana scorsa, grazie alle denunce di altre due atlete, Alysia Montano et Kara Goucher, entrambe membri dell'equipe di atletica.
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