Il voto in Umbria ci dice che si è allargata la forbice tra peso parlamentare e peso politico del governo

Martedì 29 Ottobre 2019
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Caro direttore,
la strepitosa vittoria conseguita dal centrodestra in Umbria, rappresenta un inequivocabile test di un popolo tradito da promesse disattese che vuole cambiare amministrazione. E per la stessa coalizione vincente, un monito a rimboccarsi le maniche per correggere quanto necessario, per ridare speranza ai colpiti dal sisma ed alle partite Iva in affanno. Infatti, gestire una conquista comporta una serie di obblighi, che sarebbe opportuno rispettare se non si vuole precipitare rovinosamente. Pure Salvini il maggiore azionista e artefice del trionfo della coalizione, non dovrebbe prestarsi a fornire agli avversari e ai media sodali materiale per screditarlo. Per conservare il largo consenso ricevuto dagli italiani in Umbria è sufficiente amministrare il bene comune nell'interesse di tutti, per non deludere com'è successo al Pd egemone da 49 anni alla leadership della Regione. Il belpaese per partire alla grande, ha solo bisogno di meno divieti, meno burocrazia invasiva e tasse eque. Mentre come vorrebbe l'indirizzo politico-amministrativo giallorosso immaginarsi progressi significa inseguire il peggio che non ha mai fine. La traccia da seguire è quella di Lombardia e Veneto dove i governatori leghisti Fontana e Zaia sono divenuti un esempio di lungimiranza amministrativa di successo da esportare. Tuttavia: un consiglio da non sottovalutare, è quello di non montarsi troppo la testa per la vittoria in Umbria, ma incominciare a dare l'esempio onorando il mandato ricevuto con rettitudine e competenza.
Renzo Nalon
Venezia



Caro lettore,
al successo elettorale umbro del centrodestra va dato il giusto peso, da ogni punto di vista. E' doveroso ricordare che si trattava di un test numericamente limitato, dato che coinvolgeva meno di un milione di cittadini. E' anche utile non dimenticare le vicende giudiziarie che avevano portato alle dimissioni della governatrice dem e che penalizzavano in partenza la coalizione di centrosinistra. Aggiungiamoci anche, tra i fattori che non hanno giovato all'intesa Pd-M5s, la scissione dei renziani e la loro assenza nella competizione elettorale. Tutto ciò detto e considerato, resta però una sconfitta inattesa nelle sue dimensioni. Non solo per i venti punti percentuali di distacco tra i due candidati, ma anche per il tracollo di Pd e M5s rispetto alle recenti elezioni europee. Segno che, almeno in Umbria, per nessuna delle due forze politiche c'è stato un effetto Conte2. Al contrario: essere al governo nazionale ha penalizzato sia dem sia 5stelle. C'è poi un altro elemento, non meno importante, da considerare: l'elevato afflusso elettorale. Anch'esso del tutto imprevisto: oltre il 10 per cento in più rispetto alle ultime elezioni regionali. Un dato che, affiancato al risultato, sembra segnalare la precisa volontà del corpo elettorale di mandare un chiaro segnale politico alla maggioranza di governo. Che commetterebbe quindi un errore gravissimo se cercasse di minimizzare il risultato di domenica. Perchè, per quanto limitato, l'esito delle regionali umbre ci dice che la forbice tra la rappresentanza parlamentare del governo e la sua rappresentanza reale nel Paese si è ulteriormente allargata. E questo pone un quesito non eludibile sulla capacità di tenuta sul medio-lungo periodo del governo.
Ultimo aggiornamento: 14:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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