A chi propone o immagina nuove "patrimoniali" va risposto che servono meno tasse non altre tasse

Mercoledì 17 Gennaio 2024

Egregio direttore,
si sente parlare di "patrimoniale" sempre più spesso, ultimamente. Ma forse è bene chiarire cosa si intende per patrimoniale. A grandi linee, in Italia oggi esistono due tipologie di tassazione: quella sui redditi e quella sui capitali. L'imposta sui redditi è nota a tutti, perlomeno per quelli che la pagano. Esclusi quelli che per legge sono esenti(43%) e gli evasori. L'imposta sui capitali su base annua (patrimoniale) c'è già:
-Immobili oltre la prima casa: IMU
-Conti correnti: 34,20 euro annui (giacenze oltre 5000 euro)
-Depositi bancari: 0,20% sul controvalore.
Ma allora di quale "patrimoniale" si parla? Oggi il debito pubblico italiano ammonta a 2838 miliardi di euro. La ricchezza degli italiani è superiore ai 10.000 miliardi di euro, più o meno equamente divisa tra ricchezza immobiliare e finanziaria. È allora evidente che la malcelata tentazione di effettuare almeno un parziale "giroconto" periodicamente emerge.

L.L.
Venezia


Caro lettore,
periodicamente l'ipotesi di una patrimoniale torna ad agitare il dibattito politico e soprattutto i sonni dei cittadini.

Per nostra fortuna quasi sempre si tratta di parole e di proposte in libertà. Ma non per questo tali ricorrenti suggestioni o tentazioni di mettere (nuovamente) le mani nelle tasche degli italiani vanno sottovalutate o ignorate. Non perchè esista il concreto rischio che a breve venga introdotta una tassa patrimoniale (magari sulle case come ha proposto recentemente l'ex ministro Elsa Fornero). Un'ipotesi del genere mi pare del tutto estranea ai programmi dell'attuale governo. Ma certi discorsi e certe proposte sono la spia evidente dell'infinita debolezza di cultura di governo di una parte della nostra classe politica e dirigente. Ma come: siamo uno dei Paesi con il più elevato livello di tassazione, dove c'è un'evidente sperequazione tra guadagni reali e tasse pagate, dove una piccola parte di contribuenti versa l'Irpef per tutti gli altri e c'è qualcuno che non riesce a immaginare nulla di meglio per risolvere i nostri problemi di bilancio che introdurre nuove imposte, magari sottoforma di una bella tassa una tantum sulla ricchezza (o presunta tale)? Imposta che ovviamente ricadrebbero in larghissima parte sulle spalle dei soliti noti: ossia su chi ha un reddito che non può sfuggire agli occhi del fisco o su chi possiede un immobile. La sfida di una classe politica degna di questo nome dovrebbe essere esattamente opposta: ridurre la tassazione e renderla più omogenea. Non inseguire o immaginare scorciatoie patrimoniali.

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