​Le "sparate" via social non vanno banalizzate o ignorate. Bisogna parlarne e valutarle per la loro gravità

Giovedì 16 Novembre 2023

Caro direttore

riguardo alla professoressa Hammoud e alle sue esternazioni. Credo, si stia creando un mostro di carta, nel senso che tale professoressa ha fatto la solita sparata, come fanno anche altri personaggi pubblici e subito dopo ha chiesto scusa per non aver ritorsioni, per non perdere il posto di lavoro. Da questo si capisce che non sa ciò che dice o che non ha neppure il coraggio di difendere le proprie opinioni, siano giuste o sbagliate.


Ivan Roman


Caro lettore,
non abbiamo creato né abbiamo contribuito a creare nessun mostro di carta.

La professoressa Helene Hammoud ha fatto tutto da sola: ha scritto quell'ormai famosa frase di elogio per Adolf Hiitler e di mortale disprezzo verso gli ebrei. Poi dopo qualche tempo, l'ha cancellata e quando è scoppiato il caso, non prima, cioè quando le sue parole sono diventate di dominio pubblico finendo sui giornali, si è detta pentita. Ha chiesto scusa e ha giustificato il suo errore con lo stress psicologico a cui l'attuale conflitto mediorientale la sottopone, essendo lei nata in Libano. Lo ha fatto per cercare, inutilmente a quanto pare, di conservare il posto di lavoro e per non avere ritorsioni di altro tipo? Ha dimostrato di non avere il coraggio di difendere le sue idee? È tutto possibile, ma francamente non mi pare così importante. Noi non abbiamo motivo di dubitare del pentimento della professoressa Hammoud e delle sue parole di scuse. Ma questo non toglie nulla all'estrema e inammissibile gravità di ciò che ha scritto e diffuso attraverso Internet. Come giornale ci siamo limitati a raccontarlo, a drr conto di ciò che era accaduto e delle reazioni che aveva suscitato, dentro e fuori la scuola. Non abbiamo inventato né enfatizzato nulla. Né tantomeno abbiamo creato un mostro. Di mostruoso in questa storia ci sono solo le frasi digitate sul pc della professoressa Hammoud. Che proprio per questo non potevano e non dovevano essere ignorate. Non solo perché vergognose e intollerabili nei contenuti, ma anche perché esemplari di una diffusa ed egocentrica attitudine a consegnare ai social ogni suggestione, ogni impulso, ogni emozione, anche la più deleteria, che ci passa per la testa. Senza filtri, senza preoccuparci del loro impatto, senza riflettere su ciò che stiamo facendo, sul loro significato e sul loro valore per sè e per gli altri. La cosa importante, l'unica che conta davvero, è dare libero sfogo al proprio sentire e al proprio io. E' già grave quando questo lo fa qualche immaturo adolescente o qualche fanatico e più maturo (anagraficamente) leone tastiera. Se lo fa, e con le parole che abbiamo letto, anche una professoressa credo che dobbiamo seriamente preoccuparci e parlarne. Certamente non possiamo derubricare un fatto come questo a «solita sparata». Perché di sparata in sparata, poi ci si fa male. Tutti.

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