Referendum come plebiscito la strategia del premier

Domenica 15 Maggio 2016
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Egregio direttore,
non mi é piaciuta la minaccia di “ricatto” dell’animatore del Family Day: “ce ne ricorderemo (ad ottobre prossimo) e ci ricorderemo del premier in particolare”. Per una legge che mancava in Italia, definire questa reazione bassa strumentalizzazione è poco. Ha piuttosto il suono di una vendetta intransigente e integralista. Ad ottobre (ricordiamocelo tutti) andremo ad esprimere un consenso e un diniego ad una riforma della Costituzione italiana. La nuova legge approvata dal parlamento sulle unioni civili (tra persone dello stesso sesso) e le convivenze di fatto (tra due persone di sesso diverso) non ha niente a che spartire con l’approvazione o meno di una riforma costituzionale. E’ una vergogna. Le forze politiche e i movimenti di opinione dovrebbero “chiamare ogni cosa per nome” e non rimescolare il tutto nel torbido. Per un verso o per l’altro alla fine é sempre il cittadino (cioè noi tutti impotenti e indifesi) che deve subire ogni sorta di “disorientamento” della politica.


Natalino Daniele
Rubano (Padova)



Caro lettore, è tutto da dimostrare che il leader del Family day abbia una capacità di mobilitazione sui temi della riforma costituzionale, tale da poter impensierire Renzi e il governo. Anche per questo forse è eccessivo parlare di ricatto. Diciamo che è stata una reazione un po’ scomposta e degna di miglior causa. Va però anche sottolineato che questo è per molti aspetti anche l'inevitabile risultato della strategia del premier che ha fatto la scelta di drammatizzare il referendum di ottobre, trasformandolo in un plebiscito sulla sua persona e sulla sua permanenza a Palazzo Chigi. «Se la riforma viene bocciata, me ne vado», ha proclamato il capo del governo. Una scelta netta e anche coraggiosa, di quelle a cui Renzi ci ha abituato, ma che alimenta nel panorama politico italiano un clima di contrapposizione frontale. O con me o contro di me. E non solo sul fronte delle riforme costituzionali ma anche su tutti gli altri fronti aperti. Anche la decisione di porre la fiducia sulla legge che regola le unioni civili risponde del resto a questa precisa logica.
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