Che interesse aveva Putin a uccidere Navalny? Lo stesso che aveva Mussolini con Matteotti

Domenica 25 Febbraio 2024

Caro direttore,
non sono d'accordo né con il presidente degli Usa Biden né con altri paesi europei che accusano Putin di aver fatto uccidere in carcere Alexei Navalny. Moltissime sono le domande visto i pareri molto discordati. Secondo alcuni è morto per un pugno al cuore, per altri con l'uso di gas nervino. Purtroppo è morto. Però quale interesse aveva Putin di farlo uccidere visto che tra qualche mese in Russia si vota? Invece per gli avversari del leader russo a conti fatti era molto meglio togliere la vita al povero Navalny e farlo passare per un martire del regime. In questo modo il dissenso consensi contro Putin si sarebbero ampliati. Tutto considerato, questa è e rimane la mia opinione.

Elvis Negruzzi
Treviso


Caro lettore,
lei è libero di pensarla così.

Mi permetta però di farla riflettere sugli argomenti che lei porta a supporto delle sue convinzioni. Il primo: lei si chiede quali interesse avesse Vladimir Putin nel fare uccidere Navalny. Allo stesso modo potremmo chiederci che interesse aveva Mussolini nel far assassinare Matteotti o che interesse avevano i leader comunisti sovietici ad eliminare i dissidenti, ammazzandoli o spedendoli nei gulag in Siberia. In realtà non sono quasi mai l'interesse e la convenienza politica immediata che spiegano queste scelte e questi avvenimenti. È piuttosto l'insofferenza verso il dissenso, l'ossessione per l'intangibilità del proprio potere assoluto che spinge i dittatori ad eliminare gli irriducibili, cioè coloro non si rassegnano ad accettare e piegarsi alle regole del regime. Valeva per il Duce o per Stalin e i suoi epigoni, vale anche per Putin. Se costoro avessero dovuto agire in base alla convenienza politica con ogni probabilità si sarebbero comportati in modo diverso. Ma gli autocrati si muovono secondo logiche diverse, vivono una dimensione paranoica ed ossessiva del potere e chi è di ostacolo alla realizzazione dei loro progetti è paragonabile, come ha detto più volte proprio Putin parlando dei suoi avversari, a "insetti e vermi", cioè presenze negative e irrilevanti da eliminare. E non è un caso che questo tipo di linguaggio, cioè paragonare i nemici a parassiti e ridurli al rango di vermi, sia una costante di tanti dittatore, a partire da Hitler. Se non si colgono questi aspetti e si applicano a Putin e al suo sistema di potere le categorie di giudizio che usiamo per giudicare la nostra politica o quella di nazioni a noi vicine, rischiamo di non capire ciò che accade in quel Paese. Quanto poi alle elezioni in Russia, non scherziamo: che credibilità può avere il voto in un regime dove chi scende in piazza per protestare, ad esempio per la morte di Navalny, viene arrestato? Quelle che andranno in scena in Russia non sono libere elezioni ma un simulacro di democrazia ad uso e consumo dello zar dei tempi moderni.

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