Secondo le dichiarazioni dei redditi viviamo in un paese di poveri. Per fortuna non è così. Ma fino a quando?

Venerdì 10 Novembre 2023

Caro direttore,
confesso che stamattina quando ho letto, come faccio tutte le mattine da molti anni, la prima pagina del Gazzettino ho pensato ad un errore. Odi aver letto male. «Mezza Italia non paga le tasse» era il titolo in prima pagina. Poi ho letto bene e ho capito che non c'era nessuno sbaglio: quel titolo sintetizzava proprio quello che poi era scritto nell'articolo. Nel nostro Paese ci sono solo 31 milioni di persone che hanno versato almeno un euro di Irpef, gli altri zero. Niente. Incredibile ma vero. Mi chiedo come possa accadere e quanto un paese con questi numeri possa andare avanti, visto che con l'Irpef , cioè le dichiarazione dei redditi, si finanziano i servizi per tutti. Quelli che pagano l'imposta ma anche quelli che non pagano niente.

Enrico Fasson
Padova


Caro lettore,
quei numeri sono la fotografia impietosa, ma purtroppo vera, di un sistema fiscale e sociale inadeguato, inefficiente e ingiusto.

Perché se l'Irpef misurasse davvero la ricchezza del paese o almeno la capacità anno dopo anno dei suoi cittadini di produrre reddito, in base a quei dati dovremmo dedurre che viviamo in un paese di poveri. Una nazione dove ben il 47% dei cittadini, come recitava appunto il nostro titolo di prima pagina, non ha redditi o ha redditi molto bassi quindi non tassati, e vive di conseguenza in stato di indigenza o a carico di qualcun altro. Ma questa è una dimensione puramente statistica che non ha analogie in nessun altro paese industrializzato e che non ha riscontro con la realtà. Anzi, per fortuna aggiungo, contrasta in modo clamoroso con ciò che ciascuno di noi vede. Non perché in Italia non ci sia la povertà. C'è ed è anche in crescita, ma con tutta evidenza coinvolge una parte assai più ridotta della popolazione. Non certo il 47%. Tutto ciò significa anche che al nostro attuale sistema di tassazione sfugge una quantità rilevante di ricchezza e che, per contro, un elevato numero di cittadini gode di servizi (sanitari, scolastici, sociali, etc) senza versare un euro, quando sarebbe invece in condizione (e in dovere) di farlo. Attenzione: non parliamo semplicemente e solo di evasione fiscale. Certamente questa ha un peso rilevante sulle cifre che stiamo commentando. Ma è il sistema impositivo nel suo complesso che risulta inadeguato, che offre scappatoie e che consente a tanti, troppi contribuenti di sfuggire al fisco e di risultare indigenti o quasi, quando non lo sono. Il problema è che se non pone rimedio a questi squilibri, prima o poi il sistema salta. Perché c'è un dato che emerge da quello studio che dovrebbe far riflettere: il 13% dei contribuenti versa i 2/3 dell'Irpef ( che vale in totale 175 miliardi l'anno), cioè si fa carico di gran parte della spesa sociale di cui poi ovviamente godono tutti. È pensabile? È sostenibile? Credo che qualche domanda, seppur scomoda e di non facile soluzione, sarebbe il caso di farsela.

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