Frontiere, divisioni, egoismi
Non è l'Europa che vogliamo

Sabato 16 Aprile 2016
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Caro direttore,
ho accolto con gioia l'arrivo dell'Europa senza barriere. Sono passati 15 anni, ora le frontiere sono difese da muri o filo spinato, se c’è un problema l'Unione va in sfacelo, vedi il caso Regeni in cui la Francia approfitta per fare affari con l'Egitto, e la Germania stampa moneta propria (dice solo per numismatica). L'invasione di extracomunitari doveva essere distribuita fra gli Stati salvo poi non rispettare gli impegni. Ma allora a cosa serve l'Europa? A spendere 15 milioni in più o a farci multare perché non rispettiamo in tempo la registrazione degli immigrati e non diamo loro degna accoglienza. Una parte politica si sta sbracciando per dire che bisogna aiutarli e creare campi profughi nei Paesi di partenza. Io ho sempre ribadito che stanno meglio a casa loro. E continuo a sostenere che chi ha realmente il problema della guerra deve combattere per la propria patria. Direttore è questa l'Europa che si aspettava?

Franco Dani

Silea (Tv)

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Caro lettore,
l'Europa non è né una cultura, né un popolo, né una storia. E' l'insieme di tante storie, di tanti popoli e di tante culture: alcune straordinarie, tutte importanti e spesso decisive per l'affermarsi della nostra civiltà, ma prive di un'identità e di un'origine comune. A ben guardare l'Europa non è neppure un continente, perché non è definita da confini naturali o politici. Come ha detto il filosofo francese Bernard Henry Levy "l'Europa non è un luogo, ma un'idea". E un'idea per trasformarsi in concreta realtà, per assumere una dimensione politica ed economica ha bisogno di qualcosa di più di un contratto, di un Parlamento o anche di una moneta. Ha bisogno di un'anima, di un'identità comune e condivisa. Esattamente ciò che l'Europa non è riuscita a darsi e a costruire in questi decenni. Lo si è visto durante la lunga crisi economica iniziata nel 2007, dove il prevalere di una visione ossessivamente germanocentrica, ha costretto gli altri Paesi ad immolarsi sull'altare dell'austerità e a pagare un prezzo ancora più alto alla recessione. Lo si vede ancora di più oggi di fronte alle ondate migratorie. Un fenomeno epocale che ha colto l'Europa prima impreparata e che la vede oggi smarrita e divisa, vittima dei propri egoismi e dell'incapacità di darsi una strategia che vada oltre i generici appelli. No, decisamente non è questa l'Euorpa che mi aspettavo. E non è neppure l'Europa che voglio.
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