Rileggere la nostra storia ci fa capire che in alcuni momenti si deve scegliere da che parte stare

Venerdì 8 Aprile 2022
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Caro Direttore,
ho letto la sua risposta al lettore nel Né... né e condivido pienamente la sua linea e il riferimento a Sciascia. Osservo peraltro - e non è certo la prima volta - che quando si vuole ricordare (esecrandolo, come è giusto) qualche episodio odioso della storia italiana, si citano i delitti delle Brigate Rosse, ma si dimenticano (per pura amnesia, ovviamente) le stragi fasciste di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia, dell'Italicus, della stazione di Bologna, ecc. Mi rifiuto di fare una triste contabilità dei morti, ma se lei ci prova vedrà che il numero delle vittime causate dai fascisti è un multiplo di quello dello Br. A meno che non mi si dica che le vittime di queste ultime (magistrati, poliziotti, imprenditori, docenti e sindacalisti) avevano un peso specifico superiore a quello dei poveri passanti...

Giancarlo Tomasin


Caro lettore,
nessuna amnesia, né nessuna sottovalutazione del terrorismo nero e delle orribili stragi che ha provocato.

Ma i fenomeni politici vanno analizzati laicamente e nella loro complessità. La contabilità funeraria, per quanto importante, non può esaurire la comprensione di quella che Sergio Zavoli, parlando appunto degli Anni di piombo, ha definito «la prova più lunga, difficile e cruente che la società italiana ha affrontato in epoca repubblicana». Nella mia risposta ho parlato di un fenomeno preciso e profondamente legato al terrorismo rosso, di derivazione comunista. Cioè la stagione dell'ambigua equidistanza tra Stato e terrorismo che trovò un largo seguito negli anni 70 e 80 in alcune zone grigie della sinistra italiana (lo slogan né con lo Stato né con le Br fu coniato da Lotta Continua); un mondo numericamente tutt'altro che irrilevante di militanti, intellettuali e operai che, pur non avendo fatto la scelta della clandestinità e della lotta armata, la consideravamo comunque giustificabile all'interno di una più ampia lotta al capitalismo e al cosiddetto Stato borghese. Forse il tempo ha reso meno nitidi i ricordi di quei tragici periodi: ma solo tra il 1974 e il 1988 le Br rivendicarono 86 omicidi (e purtroppo avrebbero continuato ad uccidere anche in seguito) e oltre un migliaio di attentati. Il partito combattente fondato da Renato Curcio poteva contare su un esercito di almeno mille soldati rivoluzionari: 911 sono state le persone indagate per aver fatto parte delle Br e altre 200 di formazioni staccatesi dalle Brigate Rosse come i Pac, le Ucc, la Colonna Alasia. Non c'è dubbio che le Br sono state la maggiore organizzazione politica armata dell'Europa occidentale e il segno tragico che hanno lasciato nella società italiana non ha paragoni con quello di nessun altro partito o movimento terroristico. Nonostante questo ci furono decine di migliaia di italiani che tra questi carnefici e uno Stato largamente imperfetto ma certamente democratico, scelsero di non scegliere da che parte stare. Purtroppo succede anche oggi.

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