In difesa di Lele Adani telecronista immaginifico e incontenibile tifoso del calcio

Venerdì 16 Dicembre 2022
5

Egregio direttore,
non riesco a trovare una buona ragione al fatto che devo pagare il canone Rai per sentire uno scalmanato di nome Adani che urla come un forsennato per un gol dell'Argentina ai campionati del mondo di calcio e sbraita cose senza senso come quella che Messi dribbla anche i cammelli. Ma è proprio necessario tutto questo vociare per commentare una partita di calcio? E la Rai deve spendere i suoi (e nostri) per offrirci questo genere di inutile e fastidioso spettacolo? O forse la Tv pubblica pensa in questo modo di distinguersi dalle altre emittenti? Se così è a me pare che abbia preso proprio la strada sbagliata.

F.L.
Belluno


Caro lettore,
mi verrebbe da dire che forse c'è qualche ragione più seria per mettere in discussione il pagamento del canone Rai. Ma parliamo di Lele Adani. Delle sue iperboli applicate al calcio e delle sue esplosioni di irrefrenabile godimento riversate a piena voce sugli ignari telespettatori. Riconosciamolo: mercoledì sera, in occasione della semifinale dei campionati del mondo Argentina-Croazia, il commentatore tecnico della Rai ha dato il meglio di sé, raggiungendo vette sinora inviolate della narrazione pallonara nazionale. Prima, quando in un impeto di entusiasmo, è riuscito a dire che Messi «dribbla tutti, anche i cammelli nel deserto», poi, soprattutto, quando è caduto in estasi per una giocata del fuoriclasse argentino ed è assurto in una dimensione quasi mistica urlando che Messi «elargisce amore a tutti attraverso una palla da gioco». Incredibile e incontenibile. Per qualcuno - come nel suo caso - Adani è decisamente esagerato, insopportabile e fuori luogo in queste sue esplosioni senza freni in cui mischia pure sacro e profano. Ma è davvero così? Le immaginifiche piroette dialettiche sono il risultato di un entusiasmo quasi surreale talmente è spinto all'estremo. Ma anche genuino, spontaneo, immediato. Adani nei suoi commenti esprime passione vera ed emozioni vissute fino in fondo che esplodono in modo dirompente di fronte al grande gesto tecnico o al gol. Possono divertire o infastidire. Ma nelle sue parole non c'è mai violenza né derisione degli avversari e degli arbitri. Non c'è livore. Adani non sobilla, esulta, anzi si esalta. Come un bambino. Ma del resto non è stato forse il premio Nobel Eugenio Montale a scrivere che: «Dallo stadio calcistico il tifoso retrocede a un altro stadio: quella della sua infanzia»? E Adani è un tifoso. Non di un squadra. Ma del calcio.

      
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci