Egregio direttore,
come tutti gli italiani sono profondamente addolorato, per la tragica fine del giovane ricercatore friulano in Egitto. Solo ora però ed in occasione di questa tragedia i mass media e le autorità si accorgono di quanto succede in Egitto. Sul fatto che in questo non certo democratico paese (come in molti altri) i cristiani siano perseguitati, nessuno ha mai fatto alcuna osservazione o marcia, né tantomeno si sono mossi i marciatori a senso unico.
Evitiamo per il momento ogni viaggio turistico in quel paese perché, come diceva un mio caro amico, per mettere in difficoltà qualcuno o richiamare la sua attenzione, bisogna toccarlo nel portafoglio.
Giuliano Dori
Caro lettore,
il vergognoso atteggiamento mantenuto dall'Egitto nella drammatica vicenda di Giulio, è degno di una dittatura sudamericana o sovietica. E se l'attività di depistaggio dovesse continuare credo che il governo italiano, prima che i suoi cittadini, dovrebbe valutare contromisure di tipo politico ma anche economico: che un nostro giovane cittadino venga torturato e ucciso in un'altra nazione e il governo di quel Paese invece di impegnarsi per far emergere rapidamente la verità, faccia l'esatto contrario, non è accettabile e non può rimanere senza conseguenze. Quanto ai marciatori di professione, non è il caso di farsi illusioni: se quanto accaduto in Egitto fosse successo in qualche altro Paese, oggi forse qualcuno avrebbe già stilato appelli o promosso manifestazioni, ma si sa l'indignazione non è uguale per tutti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA come tutti gli italiani sono profondamente addolorato, per la tragica fine del giovane ricercatore friulano in Egitto. Solo ora però ed in occasione di questa tragedia i mass media e le autorità si accorgono di quanto succede in Egitto. Sul fatto che in questo non certo democratico paese (come in molti altri) i cristiani siano perseguitati, nessuno ha mai fatto alcuna osservazione o marcia, né tantomeno si sono mossi i marciatori a senso unico.
Evitiamo per il momento ogni viaggio turistico in quel paese perché, come diceva un mio caro amico, per mettere in difficoltà qualcuno o richiamare la sua attenzione, bisogna toccarlo nel portafoglio.
Giuliano Dori
Caro lettore,
il vergognoso atteggiamento mantenuto dall'Egitto nella drammatica vicenda di Giulio, è degno di una dittatura sudamericana o sovietica. E se l'attività di depistaggio dovesse continuare credo che il governo italiano, prima che i suoi cittadini, dovrebbe valutare contromisure di tipo politico ma anche economico: che un nostro giovane cittadino venga torturato e ucciso in un'altra nazione e il governo di quel Paese invece di impegnarsi per far emergere rapidamente la verità, faccia l'esatto contrario, non è accettabile e non può rimanere senza conseguenze. Quanto ai marciatori di professione, non è il caso di farsi illusioni: se quanto accaduto in Egitto fosse successo in qualche altro Paese, oggi forse qualcuno avrebbe già stilato appelli o promosso manifestazioni, ma si sa l'indignazione non è uguale per tutti.