Quando sono in gioco i diritti fondamentali di una persona bisogna andare oltre gli steccati e le convenienze politiche

Sabato 3 Febbraio 2024
Quando sono in gioco i diritti fondamentali di una persona bisogna andare oltre gli steccati e le convenienze politiche

Caro direttore,

vorrei ricordare a chi si strappa le vesti per aver visto la Salis in catene in tribunale, che nei democratici Stati Uniti, sono decenni che i detenuti sono trasferiti in catene mani e piedi con in più una vestizione di tuta color arancione per distinguerli. Non ho sentito più di tante proteste in merito. Mi pare che qui da noi qualcuno voglia strumentalizzare solo per ragioni politiche.


Claudio Franceschi
Treviso


Caro lettore,
mi dispiace doverla smentire: ma neppure in quegli Stati americani dove è ancora in vigore la pena di morte e dove sono previste condizioni particolarmente dure ( i lavori forzati ad esempio) per chi è in carcere, nessun imputato in attesa di giudizio (cioè non ancora condannato) può essere condotto ed "esposto" in un'aula di tribunale in catene.

Ma il punto non è questo. Lei ha certamente ragione quando afferma che sul caso di Ilaria Salis c'è anche molta strumentalizzazione politica. Diciamo pure che, con ogni probabilità, se invece di essere una militante di estrema sinistra, Salis avesse militato dalla parte politica opposta, molti di coloro che oggi si sono mobilitati in sua difesa e per la sua liberazione, starebbero semplicemente zitti o avrebbero girato la testa dall'altra parte. Ma quando in gioco ci sono i diritti fondamentali di una persona e il rispetto della sua dignità umana, bisogna avere la forza di andare oltre gli steccati e le convenienze politiche. E pretenderne il loro rispetto. Ovunque e comunque. In questo campo non può esistere destra o sinistra. Esistono solo la civiltà e i diritti. Come forse qualcuno ricorderà, 30 anni fa, fece molto discutere un'immagine apparsa su tanti giornali e anche in tv: quella del capo ufficio stampa della Dc, Enzo Carra, incensurato e risultato poi innocente, trascinato nell'aula del Tribunale di Milano in manette (anzi in schiavettoni, pesanti manette con le catene) per decisione di qualcuno del celebre pool di Mani Pulite. Giustamente quella foto suscitò in molti scalpore e indignazione. Fu giudicata una forma di violenza e di umiliazione ingiusta e inaccettabile. Tantopiù nei confronti di un cittadino senza precedenti e senza alcuna condanna. Anche allora ci fu però qualcuno, soprattutto a sinistra, tra gli accaniti sostenitori del pool di Mani Pulite, che giustificò quelle manette. Le trovò normali e, tutto sommato, adeguate alla situazione. Personalmente ritenni quell'episodio vergognoso. Lo giudicai un'inutile spettacolarizzazione oltre che una palese violazione dei diritti di un cittadino. Colpevole o meno che fosse. Per le stesse ragioni non posso accettare le manette e le catene con cui Ilaria Salis è stata portata in tribunale in Ungheria. Anche se non condivido le scelte di Ilaria Salis né, con ogni probabilità, alcuna delle sue idee politiche.

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