Egregio direttore,
ammetto tutta la mia ignoranza in politica. Vorrei però esprimere un sospetto e una preoccupazione: l'ultima volta che abbiamo avuto un governo tecnico ha dato alla luce la riforma Fornero, il ministro (o meglio la ministra) pianse quel giorno, poi gli Italiani non smisero più. Ci sono scelte drastiche antipopolari che nessun politico vuole realizzare si perderebbero troppe poltrone e troppi benefici... per cui si gioca il jolly. Capisco. Ma mi dispiacerebbe per Mario Draghi se venisse ricordato come Mario Monti. Spero che non accada.
Emanuele Meneghetti
Mirano (Venezia)
Caro lettore,
in più di qualcuno, tra voi che ci scrivete, la scelta del Presidente della Repubblica di indicare Mario Draghi come possibile premier ha fatto ricordare, con qualche legittimo timore, l'esperienza di un recente governo tecnico: quello guidato da un altro Mario, che in quel caso di cognome faceva però Monti.
Monti, nonostante gli incarichi pubblici in Italia e in Europa, è restato essenzialmente un accademico, un professore con uno scarso feeling con il mondo politico e le sue regole non scritte. Draghi, pur mantenendosi sempre fedele al suo ruolo di tecnico, con la politica ha spesso convissuto e ha una profonda conoscenza dei meccanismi amministrativi e degli apparati statali avendo occupato, tra l'altro, la strategica poltrona di direttore generale del Tesoro con Carlo Azeglio Ciampi come ministro. Non solo, quando è stato chiamato a guidare e gestire istituzioni complesse come la Banca d'Italia e la Banca centrale europea, ha dimostrato notevoli capacità di equilibrio e mediazione. Un abile navigatore, insomma. La nostra storia ci ha insegnato a diffidare degli uomini della provvidenza. Draghi non lo è. Ma è certamente un risorsa importante di questo Paese. Sarebbe un grave errore sprecarla.