Meloni: «Patto di stabilità, non svendo l'Italia. Draghi? Nessun attacco a lui, ce l'ho con il Pd»

La replica del premier dopo il dibattito sulle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio Ue

Martedì 12 Dicembre 2023
Meloni: «Sul Patto di Stabilità aperte tutte opzioni, vedremo alla fine». Poi il riferimento a Draghi e alla foto con Macron e Scholz

Bacchetta la sinistra che «tenta solo di distruggere» il patto con Tirana sui migranti, mentre «noi continuiamo a costruire». Alza la voce con Giuseppe Conte, che disse di sì al Mes «un giorno dopo essersi dimesso» da capo del governo e «col favore delle tenebre». E soprattutto affonda contro chi rimpiange Mario Draghi a Palazzo Chigi, e il «farsi foto» a tre coi leader di Francia e Germania «quando poi non si portava a casa niente».

Salvo poi precisare che «non era un attacco a Draghi, ma al Pd». È una Giorgia Meloni lancia in resta quella che prende la parola a Montecitorio, quando fuori dal Palazzo si è già fatto buio da un pezzo. La premier, da prassi, interviene per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo di domani. Ma cinque ore più tardi i nodi delle ultime settimane sono tutti sul tavolo: intesa con l’Albania, Patto di stabilità («Nonostante una trattativa difficilissima siamo ancora in partita», assicura Meloni), Superbonus e fondo salva Stati.

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L’AFFONDO

Il passaggio più contestato, però, è quello sul suo predecessore a Palazzo Chigi. È qui che dai banchi del centrosinistra la temperatura si alza, tra gli scampanellii della presidenza. «Mi ha molto colpito – comincia Meloni rispondendo a Lia Quartapelle del Pd – che si sia fatto riferimento al grande gesto da statista del mio predecessore Mario Draghi e la foto in treno verso Kiev con Macron e Scholz. Per alcuni – punge la premier – la politica estera è stata farsi foto con Francia e Germania quando non si portava a casa niente». Ma «l’Europa non è a tre ma a 27, bisogna parlare con tutti: io parlo con la Germania, la Francia e pure con l’Ungheria, questo è fare bene il mio mestiere», dice. Parole che sulle prime vengono lette come una presa di distanze dall’ex presidente della Bce. Mezz’ora dopo, ecco la precisazione della leader di Fratelli d’Italia: «Non è un attacco a Draghi ma al Partito democratico, che come al solito – chiarisce – pensa che tutto il lavoro fatto da Draghi si riassuma nella fotografia con Francia e Germania». Al contrario: «Ho rispettato la sua fermezza di fronte alle difficoltà che aveva nella sua maggioranza». Il bersaglio, insomma, erano i dem, per i quali «la politica estera è solo farsi le foto. Questo governo rivendica l’abilità di dialogare con tutti». 

Proprio come 48 ore fa, quando nel mirino era finita Elly Schlein e il Pd accusato di fare la voce grossa sul Mes ma di non aver fatto nulla per ratificarlo negli anni al governo. E poi c’è il patto con Tirana, l’accordo firmato con Edi Rama per costruire due centri dove accogliere entro i confini albanesi fino a 36mila migranti l’anno salvati nel Mediterraneo da imbarcazioni italiane. «Dispiace e colpisce che si sia paventata una espulsione del primo ministro albanese dai socialisti europei – attacca ancora Meloni – evidentemente per alcuni italiani di sinistra aiutare l’Italia è una colpa. Continuino pure a distruggere che noi continueremo a costruire». 

L’altro bersaglio è Conte. È un crescendo, quello di Meloni: dal Superbonus («Il più grande regalo mai fatto a truffatori e a bande criminali, lasciando gli italiani in un mare di guai»), alla polemica sui due comici russi («C’è chi ha creduto alla telefonata di due comici e chi ha creduto a un partito fondato da un comico»). Ma il vero colpo arriva di nuovo sul salva Stati, a cui il leader pentastellato dette il suo consenso «che oggi impegna anche noi». E lo fece «un giorno dopo essersi dimesso, quando era in carica solo per gli affari correnti» e «senza averlo detto agli italiani, con il favore delle tenebre. Meglio essere isolati che svendere il Paese».

LE REPLICHE

Ribatte Conte, in grande spolvero nonostante sia reduce da un’influenza: «Basta degrado istituzionale, sul Mes assumetevi le responsabilità, non è più tempo di scaricare sugli altri». Schlein, invece, torna sulle «amicizie sbagliate di Meloni», per le quali «l’Italia pagherà un prezzo altissimo». Poi invoca il cessate il fuoco a Gaza, critica la premier per l’invito di Santiago Abascal ad Atreju («Prenda le distanze dal leader di Vox») e chiede l’ok al Mes («Non si può bloccare il resto d’Europa»). Ma soprattutto prova a galvanizzare i suoi aprendo l’intervento a Montecitorio con il grido risuonato al Teatro della Scala: «Viva l’Italia antifascista». Questa mattina si replica in Senato: si annunciano altre scintille. 

Ultimo aggiornamento: 14 Dicembre, 09:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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