La scuola impreparata alla seconda ondata del virus deve fare i conti anche con la cieca burocrazia

Venerdì 6 Novembre 2020

Egregio direttore,
l'Ufficio Scolastico Regionale del Veneto è tassativo, gli studenti non possono fare attività fisica assieme ai loro insegnanti con la didattica a distanza. Niente yoga, ginnastica posturale o circuiti di tonificazione generale a casa propria, solo lezioni teoriche. Teoria del movimento, dello sport, del benessere. Benessere pratico no, solo benessere teorico. A nulla vale che i loro insegnanti, pur di farli muovere almeno un paio di volte la settimana, siano disposti a mettersi davanti ad una telecamera per lavorare con loro... niente, solo lezioni teoriche. Teoria della pallavolo, del calcio del basket, muoversi no, non si può. Il motivo? Assicurativo. L'assicurazione non copre gli infortuni domestici durante le ore di educazione fisica fatte nella propria camera, da fermi, con la supervisione del proprio insegnante. Sembrerebbe una fake news, eppure è vero. Chissà cosa ne pensa il dipartimento di prevenzione del Ministero... Ci si auspica che l'ufficio scolastico, sempre attento al bene dei ragazzi si ravveda.

Prof. Matteo Fornasiero
Montebelluna (Treviso)


Caro lettore,
la sua testimonianza dimostra, ancora una volta, quanto la burocrazia sia una nemica infida e pervicace, capace di insinuarsi anche laddove non potremmo mai immaginare.

A quanto pare il codicillo di una polizza assicurativa basta a impedire che i ragazzi, costretti a casa dall'emergenza sanitaria, possano fare un minimo di attività fisica assistiti e seguiti dai loro insegnanti. Ha ragione lei: sembra incredibile, ma è proprio così. Speriamo si possa trovare una soluzione di buon senso. Ma anche questa vicenda questo ci rimanda a una questione più generale: al modo con cui la nostra scuola è arrivata impreparata a questa seconda ondata di virus. La colpa, ovviamente, non è degli uffici scolastici, né tantomeno degli insegnanti, degli studenti o delle loro famiglie. Ma delle insulse e irritanti divagazioni di cui si è nutrito per molti mesi il dibattito sul riavvio della scuola. Una discussione surreale che si è concentrata su tematiche lunari come l'introduzione dei banchi con le rotelle o sui calcoli per la corretta misurazione della distanza in classe tra gli alunni. E che ha invece ignorato o drammaticamente sottovalutato un tema cruciale come quello dei trasporti o la predisposizione di un vero piano sulla didattica a distanza da mettere in atto se il Paese, come peraltro era stato previsto, sarebbe stato investito da una nuova ondata di contagi. Se questo fosse avvenuto magari anche il problema che lei ha sottoposto avrebbe potuto essere affrontato. Nulla di tutto ciò è avvenuto. Abbiamo perso mesi preziosi al termine dei quali abbiamo però ascoltato un ministro ripeterci come un disco rotto che la scuola avrebbe riaperto in sicurezza. Sappiamo com'è andata.

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