Certo, qualcuno può guarire con tachipirina e propoli ma guai a banalizzare il Covid: guardiamo gli ospedali

Martedì 27 Aprile 2021

Caro direttore,
volevo dare la mia testimonianza in fatto di Covid-19. Al lavoro da noi c'era stato un focolaio e avevo contratto anch'io il virus. L'ho debellato con un po' di tachipirina e con il propoli: poco più di una settimana di sintomi parainfluenzali e adesso sto meglio di prima. Quindi: smettiamola con tutto questo terrorismo mediatico! Come ogni virus di tipo influenzale, il Covid è pericoloso per i più deboli ovvero gli immunodepressi e quanti hanno patologie respiratorie più o meno gravi. Come mi ha rassicurato il mio medico di fiducia, è un virus che provoca complicazioni gravi solo in chi ne è predisposto (e può trattarsi di anziani così come di giovani, chiaramente). Alla luce di ciò, penso che il Governo dovrebbe preoccuparsi di tutelare i più deboli e lasciare vivere (e lavorare!) gli altri.

Matteo Favaro
Scorzè (Venezia)

Caro lettore, 
siamo contenti per lei se è guarito rapidamente dal Covid con un po' di tachipirina e se adesso sta anche meglio di prima.

Per molti purtroppo non è stato così: tanti non sono proprio mai guariti e altri, se lo sono, stanno ancora smaltendo i postumi del virus. Senza dimenticare che solo negli ospedali del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, in questo momento, ci sono circa 2mila persone ricoverate a causa del Covid. Ricordare queste cose non è fare terrorismo mediatico. Ma osservare e raccontare la realtà. Certamente il virus è pericoloso soprattutto per alcune fasce della popolazione. Forse è un po' riduttivo, come fa lei, circoscrivere questa area di rischio agli immunodepressi e chi ha difficoltà respiratorie gravi. Diciamo, in linea con quello che ha insegnato questo anno di pandemia, che sono maggiormente esposti a conseguenze gravi gli uomini sopra i 65 anni e le donne sopra i 75. Com'è facile capire si tratta di una fascia piuttosto ampia della popolazione. Che va tutelala, come dice giustamente lei. Ma come? Oggi lo si sta facendo con i vaccini. Non a caso la campagna di profilassi è partita dagli over 80 per scendere poi ai 70enni e 60enni. Ma in assenza dei vaccini e in attesa della completa immunizzazione, la tutela delle fasce di popolazione a rischio non poteva e non può che passare da misure che riducano possibilità di contatto e assembramenti, cioè la possibile trasmissione del contagio. Perchè 65enni,70enni e 80enni sono padri, mamme, nonni, zii, amici, colleghi di lavoro. Escono di casa, vedono, parlano e incontrano altre persone. Non vivono completamente isolati e non si può certo pretendere che lo facciano. Certamente alcune misure restrittive, come il recente mantenimento del coprifuoco alle 22, possono essere discusse e contestate. Ma guai a banalizzare il virus e i suoi effetti. Oggi come ieri.

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