La terapia del plasma e le voci che si rincorrono sui social: proviamo a fare un po’ di chiarezza

Venerdì 8 Maggio 2020
Caro Direttore,
il Gazzettino di ieri 7 maggio riporta una lettera del signor Mario Garlatti il quale, come ha già fatto il sottoscritto, chiede lumi in merito alla non presa in considerazione dell’utilizzo del plasma quando un primario di Mantova afferma che i suoi pazienti, sottoposti a trasfusione, sono tutti guariti e che nessuno è morto. A questo riguardo, persino Lei dice di aver pubblicato la notizia già il 22 marzo scorso. Vorrei sapere costa osti a farlo? Non sarà che le case farmaceutiche attendono un vaccino da parte della scienza medica (sic! almeno fino ad oggi) per fini che vanno oltre la salute dei cittadini a tutto vantaggio di un futuro business? Se così non fosse, dovremmo infatti pensare che detto primario racconta balle e quindi deve essere estromesso dalle sue funzioni?
Arnaldo De Porti

Caro lettore,
mi permetta una considerazione di carattere generale: viviamo una stagione già complicata, non è il caso di aggiungere ad essa ulteriori dosi di ansia e di incertezza rincorrendo dietrologie o voci che risuonano nei social. Ignoro quali siano le strategie delle case farmaceutiche. Sappiamo però che la terapia del plasma è stata sperimentata nelle ultime settimane in Veneto e in quattro ospedali della Lombardia, tra cui quello di Mantova, e ha dato risultati incoraggianti nella cura dei malati di Covid 19. In Veneto, come abbiamo raccontato anche ieri sul nostro giornale, sta dando esiti positivi la somministrazione di siero iperimmune (come viene definito il sangue trattato proveniente da ex malati di Covid) a 12 pazienti ricoverati nei reparti di malattie infettive e terapia intensiva affetti da coronavirus. Questi 12 malati sono l’avanguardia di altri 50 che nei prossimi giorni tra Padova e Verona saranno a loro volta sottoposti a una nuova sperimentazione. I medici e i ricercatori in Veneto come in Lombardia e in altre parti del mondo, sono dunque al lavoro. Ma la scienza ha i suoi tempi e le sue regole. Per la validazione della terapia, e quindi la sua applicazione su vasta scala, occorre superare una serie di passaggi e completare la fase sperimentale. Nel caso del plasma è poi necessario reperire la materia prima, ossia il sangue dei guariti che va poi trattato . E questo non può che avvenire su base volontaria. Per questa ragione il Veneto ha costituito la prima banca del plasma e fatto un appello affinché gli ex malati di Covid donino il loro sangue: in modo da costituire una riserva di “siero iperimmune” da somministrare ai malati non appena da terapia verrà validata e autorizzata dalle autorità scientifiche. Questi sono i fatti. Da cui è sempre bene partire.
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