Il ciclismo è uno sport per campioni veri che non sono disposti a barare per vincere

Domenica 24 Luglio 2022
Il ciclismo è uno sport per campioni veri che non sono disposti a barare per vincere
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Caro Direttore,
quotidianamente i mass-media forniscono notizie assai tristi sui tanti flagelli che stanno devastando l'umanità dal punto di vista sanitario, economico, sociale, politico, ecologico e via dicendo, dovuti ad un fenomeno di autodistruzione incomprensibile se non con l'ingiustificata motivazione di un tornaconto immediato che ignora o calpesta ogni forma di dignità umana. Ma, da uomo di sport, panathleta, ho trovato un po' di sollievo nell'apprendere la buona notizia del grande gesto di fair-play di un giovane ciclista danese,  Vingegaard, che al Tour de France si ferma ad aspettare il suo rivale diretto, il campione sloveno Pogacar, caduto durante il percorso, prima di andar a vincere la tappa e consolidare il proprio primato in classifica. Sembra di tornare ai tempi di Coppi e Bartali.
La persona umana viene prima della bici, dice Vingegaard, che non manca poi di sottolineare l'importanza del sostegno della sua famiglia unita. E Pogacar lealmente si congratula con lui.
Bravo Vingegaard, campione di sport e di vita, davvero esemplare per i veri atleti, anche nel mondo d'oggi!

Renato Zanovello
Presidente emerito Panathlon Padova


Caro lettore,
il ciclismo, soprattutto ad alto livello, è uno sport splendidamente spietato, dove la resistenza, talvolta disumana, alla fatica e la capacità di cogliere e sfruttare il minimo segnale di debolezza dell'avversario, fanno spesso la differenza e garantiscono vittorie che possono cambiare i destini di un atleta.

In questa splendida storia di sport e umanità, anche il momento e il contesto hanno la loro importanza: non si stava correndo una qualsiasi gara ma una tappa del Tour de France sui Pirenei decisiva per la maglia gialla e per la conquista del gradino più alto del podio della competizione ciclista più importante al mondo.

Un traguardo per pochissimi. Anche per questo la scelta di Vingegaard di aspettare l'avversario e di non approfittare della sua caduta (diciamolo: come molti altri avrebbero fatto) ha un grande valore ed è un messaggio che va ben oltre i confini delle due ruote. Perché ci dice che anche quando la posta in gioco è molto alta, al cinismo e alla furbizia, spesso esaltate come qualità assolute, può essere anteposto il rispetto della persona, anche quando questa indossa le vesti dell'avversario. Perché ci dice che si può e si deve vincere rispettando le regole del gioco, anche quelle non scritte. Perché infine ci dice che il ciclismo, sport straordinario ed epico che ha vissuto anni bui per il doping e che per questa ragione continua ad essere guardato con sospetto è diffidenza da molti, è uno mondo dove ci sono campioni veri (e non ci sono dubbi che Vingegaard lo sia) che non sono disposti a qualsiasi cosa o a barare per vincere e sconfiggere gli avversari. E il ciclista danese lo ha dimostrato con i fatti, non con le parole.


 

Ultimo aggiornamento: 12:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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