Covid e guerre, quel senso d'indifferenza che ci pervade

Sabato 20 Febbraio 2021
Covid e guerre, quel senso d'indifferenza che ci pervade
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Caro Gazzettino,

vorrei condividere un mio scritto sul senso di indifferenza che riscontro e che pervade ormai la nostra società al tempo del Covid, ma anche di conflitti come quello terribile in corso in Siria.

Lo senti? Lo senti questo profumo d’abbandono e anima nera? Respira quest’aria di liquore rovente e cattura l’essenza corvina che ti prosciuga l’iride malata d’odio e disprezzo. Corri, poiché le nuvole piovono guerre e i fulmini incendiano l’ira dell’assassino che ancora non dorme. Guardati intorno: uomini e donne per le strade; calpestano ricordi, raccolgono gigli persiani e fra i palmi di porcellana, odorano di neve sporca e delitto e ruggine antica, muoiono i bulbi innocenti e singhiozza d’amaro rimorso la Nostra Terra. Portano gli uomini ingenui un sacco nero sulle spalle ricurve: c’è mare adirato ch’infuria tra le pareti cenere d’insensibilità eterna e annega e sprofonda fra lacrime avorio l’onda ribelle d’illusione ferita. Gemiti e strilla in quel sacco di buio, una corda di sangue e cannella soffoca il fiato dell’oceano perduto.

Fermati e ascolta: il cielo sospira e s’accascia al suolo, un tramonto perpetuo albeggia d’oriente fra le crepe d’un muro di Siria, mentre un bimbo gioca a pallone a ritmo di bombe e grida di dolore. Corri e getta le scarpe d’orgoglio imbottite; schegge di vetro e marquise trafiggono la carne del piede impulsivo e impaziente: nell’aria risuona la melodia del cristallo infernale, che scioglie la pelle ormai livida: una patina di gelato d’uva fragola soddisfa l’asfalto d’orrore assetato.

Lo senti? Lo senti quest’odore pallido di rosa canina e peperoncino piccante? C’è qualcosa che stona, somiglia ad un’arpa al concerto dei Nirvana. La vedi? Una ragazza, in mezzo alla piazza, si sfila i jeans notte e poi, d’un tratto, giace a terra la camicia bianca: geloso il vento la culla fra le sue braccia e la corteggia con baci d’inverno. È nuda la donna, solo un paio di mutandine proteggono la sua fragilità. Quella è una creatura pan di spagna e caffè: desidera qualcuno che l’ami. Tu, uomo, proprio non capisci:  accoglierà il tuo valore solo nel suo cuore. È un forziere di sentimenti Lei, è la moneta con cui pagherai l’accesso al Paradiso: se la perdi, sei fottuto.

Pioggia incessante, c’è un uomo ubriaco di sogni e uno di vodka al lampone: non lo diresti mai, eppure soffrono entrambi: il secondo perché prossimo alla morte, il primo perché non ha ancora iniziato a vivere. Guardati intorno: uomini e donne si chinano esausti alla ricerca d’un futuro migliore, mentre sotto le suole il passato, un prisma madreperla, cerca di metterci in guardia, ma l’ignorano l’orecchio e il fucile, da cui è appena partito un colpo. Un attentato distrugge il fascino della ville lumière. Si aziona il grilletto della calibro 38 e il proiettile ostruisce le narici del cuore: un silenzio tremendo e colpevole si diffonde nella stanza buia; nella casetta affacciata sul Mediterraneo, mentre lo sfincione lievita d’amore nel forno complice, un uomo ha appena ucciso la moglie, perché così non poteva andare avanti.

Esplode una bomba fra le cupole d’oro della Terra Promessa, irrompe il pianto straziante di un uomo, nato e cresciuto nel paese delle grandi opportunità, che ha appena perso il lavoro e non può curare la moglie malata. Nella terra del sole, fra le immense piantagioni di cacao, una madre ha appena chiuso gli occhi della sua bimba: è volata in cielo a cuore aperto, ma anche questa volta a stomaco vuoto. E tu sei lì a guardare: indossi un tutù d’indifferenza e scarpette sudicie di superficialità. Danzi sulle note di un mondo che continua a girare… solo intorno a te. Stenditi e arrenditi alla realtà imperfetta in cui, ogni giorno, attimo dopo attimo, ti costringi a vivere. Lasciati cadere a peso morto sulla pietra umida, spalanca lo sguardo e non distogliere l’iride furba e vigliacca. Preparati perché ora ciò che vedrai non sarà più lo schermo del tuo cellulare esausto: accendo il cielo, lì c’è un unico canale: la vita eterna. Potrai udire le testimonianze degli angeli e soffriremo, cercando di divincolarci dalle catene di ferro che ci trattengono al suolo senza pietà.

Lacrime di cenere dal cielo tenebra, lapilli d’indifferenza fra le labbra razziste. Fermati e respira questo mondo che muore e sprofonda in un turbolento silenzio di sangue e preghiera. Per le strade uomini e donne: calpestano ricordi e cuori infranti. Volano via i sentimenti rassegnati.

Lo senti? Lo senti questo profumo d’abbandono e di anima nera?

El. Bi.

Zelarino (Venezia)

Ultimo aggiornamento: 17:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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