Stupro di Palermo, il minorenne torna in carcere. I video in comunità: «Tutte mi vogliono, le cose belle si fanno con gli amici»

Quel messaggio inviato un'ora dopo la violenza: "L'abbiamo ammazzata, lei si è sentita male: ci siamo fatti troppe risate"

Venerdì 25 Agosto 2023 di Riccardo Lo Verso
Stupro di Palermo, il minorenne torna in carcere. I video in comunità: «Tutte mi vogliono»

PALERMO Spavaldo e per nulla pentito, sfidava tutto e tutti. Lo avevano da poco scarcerato e dalla comunità dove era stato trasferito lanciava messaggi da spaccone su TikTok. Aveva da pochissimo partecipato allo stupro di gruppo subito, a Palermo, da una ragazza di 19 anni e se ne vantava con un amico, trasformando la sofferenza della vittima in un trofeo social per tirare la folle volata verso il tetto dei follower.

I VIDEO

Riccardo Parrinello, maggiorenne da un mese, ha fatto il percorso inverso.

Il più piccolo dei sette componenti del branco è tornato in carcere su richiesta della Procura per i minorenni. Video e messaggi hanno fatto scattare il nuovo arresto. La «resipiscenza», così l'aveva definita il primo giudice che lo ha rimesso in libertà, si è liquefatta. La confessione e il «percorso di rivisitazione critica» intravisti erano un'operazione di facciata. Ha recitato la parte solo per potere uscire dal carcere.

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I carabinieri lo hanno smascherato. Tra il 20 e il 21 agosto scorsi, mentre era in comunità, il diciottenne ha iniziato a smanettare usando due profili TikTok per postare dei video. Alcune frasi hanno il tono della sfida e del compiacimento per ciò che ha fatto: «Chi si mette contro di me si mette contro la morte»; «Le cose belle si fanno con gli amici». Il riferimento è all'azione del branco che ha condotto la vittima in un angolo buio della città. Stuprata e filmata con un cellulare. In un altro post si gonfiava il petto. Considerava la terribile notte del Foro Italico qualcosa di cui andare fieri: «Sto ricevendo tanti messaggi da ragazze. Ma come faccio a uscire con tutte, siete troppe. Volevo ringraziare a chi di continuo dice il mio nome, mi state facendo solo pubblicità». La violenza è divenuta strumento di conquista e popolarità social: «Arriviamo a mille followers, così potrò fare la live e spiegarvi la situazione com'è andata realmente. Mi piace trasgredire». In sottofondo, la musica una canzone neomelodica dal titolo: «Nun se toccano e femmine». E ancora: «La galera è il riposo dei leoni», seguito da un'immagine degli attori del film «Quei bravi ragazzi». Provocazioni in piena regola.

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LATO OSCURO

È la notte dello stupro che Parrinello ha mostrato a un amico il lato oscuro del suo essere. Ventiquattro minuti dopo le due di notte, un'ora dopo che la diciannovenne era stata abbandonata in strada, Parrinello ha inviato un messaggio vocale. Ripercorreva l'orrore: «Lei si è sentita male ed è svenuta più di una volta, troppi cianchi (troppe risate) cumpà. Ti giuro, l'ammazzammu (l'abbiamo ammazzata)». E ancora: «Manco a canuscievo (non la conoscevo), abbiamo fatto un macello siamo stati con lei in sette». Della violenza descriveva ogni macabro dettaglio. La diciannovenne prima di piegarsi sulle ginocchia e perdere i sensi ha urlato basta. Non si sono fermati. «Però così è brutto», diceva il suo interlocutore in un rigurgito di lucidità. «Troppo forte, invece», rispondeva Parrinello. Allo stato attuale, scrive il gip Antonina Pardo, «sussiste alto il rischio della commissione di altri reati della stessa specie di quello per cui si procede». Secondo il giudice, «non solo non c'è alcun autentico percorso di revisione critica del proprio operato da parte del giovane, ma questi ha anche dimostrato di essere incapace di una sia pur minima autoregolazione emotiva ricercando sui social la notorietà per quanto orribilmente accaduto e compiacendosi dal successo ottenuto con le ragazze che lo contattano».

«TOTALE INSENSIBILITÀ»

Nell'interrogatorio davanti al primo gip che l'aveva scarcerato, Parrinello aveva confessato il rapporto sessuale (impossibile negarlo vista l'esistenza del video), precisando però che era stata la vittima a invitarlo. Aggiunse di averla aiutata ad allontanarsi dal luogo dell'orrore. Una squallida messinscena dietro cui si cela «la sua totale insensibilità rispetto alla atrocità commessa, considerata fonte di divertimento e il suo disprezzo per la vittima». Nelle immagini si vede ben altro. La sua confessione «ha avuto una valenza assolutamente strumentale volta unicamente a ottenere l'attenuazione della misura». Era riuscito a farsi scarcerare, ora in carcere c'è tornato.
 

Ultimo aggiornamento: 26 Agosto, 08:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA