Caos Migranti, tensione ai confini: piani di guerra degli antagonisti. Il Viminale: servono rinforzi

Lunedì 8 Agosto 2016 di Cristiana Mangani
Caos Migranti, tensione ai confini: piani di guerra degli antagonisti. Il Viminale: servono rinforzi

Ventimiglia, Como, il Brennero: l'Italia accerchiata da confini blindati cerca di fronteggiare l'emergenza immigrati. E da quando la Francia, la Svizzera e l'Austria hanno deciso di chiudere le frontiere causa terrorismo, il Viminale è costretto a rivedere ogni giorno il piano sulla sicurezza. Eh sì, perché a questa grande onda di disperazione e di miseria, si aggiunge la contestazione, il disagio sociale, e chi soffia sul fuoco della protesta usando i migranti come bandiera di guerra.

No borders, nessun confine, è il messaggio che lanciano nelle campagne di sostegno a chi cerca una nuova patria. Antagonisti, misti forse ad anarco insurrezionalisti, che dicono orgogliosi: «Aiutavamo i migranti in Grecia che stavano per morire». E che ora dichiarano di voler portare acqua e cibo a chi è costretto a dormire sulla scogliera dei Balzi Rossi e preme per lasciare il nostro paese e andare in Francia o in Inghilterra. Ma a cosa servono spranghe, bastoni, e ogni altro oggetto di offesa per offrire l'aiuto che dicono?

Ieri le forze dell'ordine ne hanno bloccati 13, sette sono stati espulsi, e tre di questi, arrivati dalla Francia e dalla Spagna, avevano anche mazze e coltelli. I Dipartimenti della sicurezza e dell'ordine pubblico sono stati costretti a rinforzare le zone di emergenza e hanno mandato 100 uomini all'accampamento di Ventimiglia, predisponendo anche pattuglioni misti italo-francesi lungo tutta l'Italia. Perché c'è il sospetto che i no borders aizzino gli immigrati, e li convincano a trasferirsi dalla Sicilia a Ventimiglia con chissà quali promesse.
 
Rete ferroviaria e autostradale monitorata, quindi, visto che negli ultimi 4-5 giorni gli ospiti del centro di accoglienza allestito al Parco Roja dalla Croce Rossa sono diventati circa 500. «Il numero è aumentato sensibilmente in pochissimo tempo - avverte il responsabile del centro, Walter Muscatello - Eravamo circa 250 e oggi siamo poco sotto i cinquecento. Senza contare che i centoquaranta migranti che hanno forzato la frontiera con la Francia, venerdì scorso, sono stati tutti accompagnati nei centri del Sud Italia per essere identificati ed espulsi». E anche lì, infatti, sono ben 800 gli uomini delle forze dell'ordine impiegati per la sicurezza.

LA CAMPAGNA DI PROTESTA
Tra gli addetti ai lavori, c'è chi definisce i no borders «l'altra faccia di Salvini». Come dire che invece di aiutare a risolvere l'emergenza la alimentano a danno dei profughi. E infatti, scrivono gli 007 nell'ultima relazione consegnata al Parlamento: «La questione immigrazione può essere suscettibile di un progressivo incremento in termini mobilitativi». Che tradotto, vuol dire: questi movimenti possono farne una bandiera di guerra. «Da più parti all'interno del movimento - evidenziano ancora gli analisti - è stata sottolineata la necessità di intensificare la campagna di solidarietà ai migranti e di continuare, nel contempo, a contrastare, sulla base di una comune visione antirazzista e antifascista, l'operato delle compagini della destra estrema che mirano a cavalcare strumentalmente alcune situazioni di diffusa tensione sociale in chiave anti-immigrati».

Artefici di questa intensificazione i movimenti nati proprio con lo scopo di boicottare le politiche migratorie, come i no borders, ma anche spezzoni di movimenti antagonisti interessati a cavalcare determinate battaglie per conquistare visibilità e i circuiti dell'anarco-insurrezionalismo movimentista. Con i primi protagonisti delle proteste degli ultimi mesi, da Ventimiglia al Brennero (dove è però entrata in azione anche una consistente componente di black bloc interessata più agli scontri con le forze di polizia che alle tematiche sul tappeto), e i secondi artefici della campagna di lotta contro i Centri di identificazione ed espulsione, che ha portato a maggio del 2015 alla pubblicazione in rete di un elenco di aziende impegnate nella macchina delle espulsioni.

I PACCHI BOMBA
Alla campagna sarebbero da ricondurre, sostiene l'intelligence, i plichi contenenti congegni a basso potenziale esplosivo destinati a quattro ditte torinesi e intercettati nei centri di smistamento postale di Bologna e Milano, sia i plichi arrivati, ed esplosi, all'ambasciata francese a Roma e a una società marittima di Bari. Per questo l'attenzione della polizia è sempre alta. Perché no border va bene, ma in alcuni casi non si tratta solo di questo.

Ultimo aggiornamento: 17:44

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