Tredicesime, senza taglio del cuneo importi più leggeri dal 2024: ecco cosa cambia. Le simulazioni

Venerdì 27 Ottobre 2023
Tredicesime detassate, niente taglio del cuneo nel 2024 (ma resta nel 2023)

Il taglio del cuneo fiscale, la principale misura voluta dal governo Meloni in manovra (con un intervento di circa 10 miliardi di euro) per sostenere le buste paga degli italiani con un reddito inferiore a 35 mila euro lordi, non avrà effetti sulle tredicesime. È quanto previsto dall’ultima bozza della legge di bilancio.

Cosa dice la legge di bilancio

È quanto previsto dall’ultima bozza della legge di bilancio laddove si spiega, in merito all’esonero parziale dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti, che è riconosciuto «un esonero, senza effetti sul rateo di tredicesima, sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore di 6 punti percentuali a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l’importo mensile di 2.692 euro, al netto del rateo di tredicesima». 

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Inoltre, il taglio del cuneo viene aumentato di un punto percentuale qualora la retribuzione mensile, per tredici mensilità, non superi 1.923 euro, al netto del rateo di tredicesima. «Tenuto conto dell’eccezionalità della misura - si legge nel testo - resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche». 

Le tappe

L’ipotesi di ridurre il cuneo fiscale anche sulle tredicesime nel 2024 era stata a lungo accarezzata dal governo ma già all’inizio della scorsa estate l’idea era stata accantonata per ragioni di ordine finanziario. Di fatto, con la prossima manovra, Palazzo Chigi si prepara a confermare l’impronta lasciata con il decreto lavoro, approvato nel maggio scorso: taglio del cuneo fiscale, a partire da luglio, di 4 punti per i redditi fino a 35 mila euro.

Uno sgravio al quale va aggiunto il rifinanziamento del taglio del 2% introdotto dal governo Draghi fino ai 35mila euro e del 3% fino a 25mila euro. 

Le novità

Il combinato disposto dei due interventi produrrà, anche per il prossimo anno, un aumento delle retribuzioni fino a un massimo di 100 euro. Più nel dettaglio, secondo i calcoli della Cgia, per gli stipendi fino a 25 mila euro lordi, il taglio del cuneo al 7 per cento comporta un aumento dello stipendio attorno ai 70 euro al mese; per le retribuzioni da 25 a 35 mila euro lordi, invece, la riduzione scende al 6 per cento e si prevede un aumento in busta paga di circa 90 euro mensili.

 

La delega

Quanto alle tredicesime, il governo progetta una riforma più complessiva della struttura di imposizione. Nella delega che apre la strada alla riforma fiscale si fa riferimento alla «applicazione, in luogo delle aliquote per scaglioni di reddito, di un’imposta sostitutiva Irpef e delle relative addizionali, in misura agevolata sulle retribuzioni corrisposte a titolo di straordinario che eccedono una determinata soglia e per i redditi riconducibili alla tredicesima».  

Gli statali

Tornando al taglio del cuneo, vale la pena ricordare che per gli statali l’erogazione degli sgravi continuerà ad essere applicata in maniera differita. Infatti, per un milione e 200 mila dipendenti pubblici la decontribuzione verrà corrisposta da NoiPa sul cedolino del mese successivo rispetto a quello in cui viene riconosciuto il beneficio. Tra l’altro agli statali, quest’anno, oltre al taglio del cuneo si sommano anche alcune una tantum anti-inflazione dell’1,5% maturata da gennaio a luglio. Un semplice dipendente ministeriale ha già incassato 185 euro in più ad agosto e poi, una volta smaltiti gli arretrati, 23 euro al mese. Più consistente l’aumento per i dirigenti: i livelli più alti hanno preso 534 euro ad agosto e poi, in ciascun mese, tra i 52 e i 66 euro. Per i funzionari gli incrementi sono compresi tra 29 e 44 euro. Mentre per gli assistenti gli aumenti partono da 24 euro e arrivano fino a 31 euro. 
 

Ultimo aggiornamento: 28 Ottobre, 17:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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