L’ex sindaco di Livorno del M5s Filippo Nogarin è stato condannato a 3 anni di reclusione per omicidio colposo plurimo aggravato, nel processo per l’alluvione di Livorno del settembre 2017 in cui morirono 8 persone.
Nogarin – in carica dal 2014 al 2019 e poi entrato nello staff di Virginia Raggi a Roma per supportare l’allora assessore al Bilancio Gianni Lemmetti – era l’unico imputato: in precedenza era già stato assolto con rito abbreviato Riccardo Pucciarelli, allora dirigente della protezione civile comunale e comandante della polizia municipale. La sentenza è arrivata ieri nel tardo pomeriggio. I pm Sabrina Carmazzi e Antonella Tenerani avevano chiesto una condanna a 4 anni per Nogarin, presente in aula al momento della lettura della sentenza. «Io sono convinta di quello che ho sostenuto nella nostra difesa ma il tribunale ha deciso diversamente. Ora vedremo la motivazione e faremo appello», ha subito dichiarato l’avvocato difensore Sabrina Franzone.
I fatti
Nella notte tra il 9 e il 10 settembre 2017 cadde in città tanta pioggia quanta ne era scesa nei precedenti otto mesi. Esondarono il Rio Maggiore e il Rio Ardenza, due fiumi a sud della città “tombati”, ossia coperti e trasformati in flussi d’acqua sotterranei. Otto le vittime: Glenda Garzelli e il marito Simone Ramacciotti, con il figlio Filippo e il nonno Roberto. Raimondo Frattali, Roberto Vetusti e Martina Bechini. Per ultimo fu trovato il corpo di Gianfranco Tampucci. In quelle ore vi fu anche un incidente stradale che provocò la morte di una nona persona, il 22enne Matteo Nigiotti. Nogarin - irraggiungibile per tutta la notte - seppe dell'allarme solo la mattina dopo, ma si giustificò dicendo che il suo telefono a causa del maltempo era senza rete.
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Il processo
Il fascicolo di indagine fu inizialmente rivolto contro ignoti, ma nel 2018 fu coinvolto l’ex primo cittadino: a rivelarlo fu lui stesso sulla sua pagina Facebook. Nogarin ha sempre rivendicato di aver agito con correttezza. Nell’aprile del 2019, alla fine del suo primo e unico mandato da sindaco (avendo deciso anche di non ricandidarsi), dichiarò che quella tragedia aveva «segnato me e la mia anima in modo indelebile». Il processo si era aperto il 12 maggio 2022. Ieri, la prima sentenza.