Navigator in smart working e app inattiva: lavorano solo 65mila beneficiari del sussidio

Mercoledì 17 Giugno 2020
Navigator in smart working e app inattiva: lavorano solo 65mila beneficiari del sussidio
ROMA - Sono circa un milione i beneficiari del reddito di cittadinanza che devono ancora trovare un impiego. I percettori attivabili che hanno sottoscritto i famosi patti per il lavoro sono solo uno su tre. Poco più di diecimila sussidiati, su oltre 2,5 milioni di persone coinvolte, hanno ottenuto finora un contratto a tempo indeterminato. A un anno e mezzo dal varo della misura dei Cinquestelle, figlia della prima e unica manovra del governo legastellato, nata per contrastare la povertà ma anche per inserire nel mondo del lavoro gli aventi diritto al sostegno, il bilancio è drammatico. 
LA PLATEA
Complice il Covid-19 cresce da un lato la platea dei beneficiari del reddito e della pensione di cittadinanza, con l’ingresso da gennaio di altri duecentomila nuclei, mentre si riduce la percentuale di quelli che hanno trovato un lavoro sul totale dei percettori considerati attivabili: gli occupabili durante il lockdown hanno toccato quota un milione, ma finora meno del dieci per cento ha sottoscritto un contratto di qualche tipo. Il cavallo di battaglia pentastellato in compenso è già costato 7 miliardi di euro circa, tra le erogazioni ai beneficiari, il rafforzamento dei centri per l’impiego e gli stipendi dei navigator. Insomma, il reddito di cittadinanza non fa rima con lavoro. I centri per l’impiego sono fermi, i navigator sono in smart working, l’app che doveva incrociare domanda e offerta di lavoro promessa dal presidente dell’Anpal Domenico Parisi non è ancora operativa e a causa dell’emergenza economica le proposte di assunzione arrivano con il contagocce. A proposito dei navigator, i numeri che ne fotografano il contributo sono impietosi. Calcolatrice alla mano, i tremila tutor assunti ormai quasi un anno fa per trentamila euro lordi l’anno di stipendio (sono stati stanziati 250 milioni di euro per inserirli nel meccanismo) hanno trovato lavoro in media a una ventina di beneficiari a testa. I percettori del reddito di cittadinanza che hanno ottenuto un contratto, stando agli ultimi dati forniti dall’Anpal, sono circa 65 mila. Meno del 20 per cento dei contratti è a tempo indeterminato, circa il 60 per cento risulta essere a tempo determinato, mentre il restante 20 per cento è composto da altri contratti, tra cui somministrazioni e collaborazioni. Prima del lockdown erano stati convocati nei centri per l’impiego 622 mila beneficiari. Quelli che hanno sottoscritto il patto per il lavoro arrivano solo a 316 mila. Dai numeri in possesso dell’Osservatorio statistico dell’Inps emerge invece che a maggio ammontavano a 1 milione e 41 mila, al netto dei decaduti, le famiglie raggiunte dal reddito di cittadinanza, con un importo medio del beneficio pari a circa 550 euro. Risultato? Il reddito di cittadinanza cammina ormai su una gamba sola. La cosiddetta fase due, caratterizzata dall’avvio di percorsi d’inserimento lavorativo personalizzati per i beneficiari del sussidio, dopo essere partita tra mille difficoltà alla fine della scorsa estate, si è definitivamente arenata in seguito al diffondersi del coronavirus e al peggioramento della situazione economica. Fino a luglio sono state sospese per giunta le misure di condizionalità per accedere al beneficio: i percettori dunque in questa fase non sono tenuti a rispondere alle convocazioni da parte dei Cpi. Si sono fermati pure gli interventi di rafforzamento dei centri per l’impiego che le Regioni avevano pianificato in autunno: prima dell’inizio della pandemia le Regioni stavano procedendo a bandire concorsi per l’assunzione di 11.600 operatori qualificati, però a causa del Covid-19 il potenziamento della dotazione organica è stato messo in stand-by. Nel frattempo, per cercare di smuovere le acque il governo ha introdotto la possibilità per i beneficiari del reddito di cittadinanza di stipulare con i datori di lavoro del settore agricolo contratti a termine non superiori a 30 giorni, rinnovabili per altri 30, senza subire la perdita o la riduzione del beneficio. L’Anpal, in collaborazione con il ministero del Lavoro, ha sviluppato l’app Restoincampo, per favorire l’intermediazione tra domanda e offerta di lavoro e contribuire così a fronteggiare la carenza di manodopera nel settore agricolo. 
Francesco Bisozz
Ultimo aggiornamento: 09:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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