Fabio Maria Damato, indagato anche il manager di Chiara Ferragni. La Procura: «Lei ha guadagnato rafforzando la sua immagine»

È quanto risulta dal provvedimento del pg della Cassazione sulla competenza territoriale della Procura milanese ad indagare

Lunedì 29 Gennaio 2024
Fabio D'Amato, indagato anche il manager di Chiara Ferragni per truffa aggravata per i casi del pandoro e delle uova di Pasqua

Secondo i rumors, Fedez ne aveva chiesto il licenziamento subito dopo lo scoppio del caso Ferragni. Ora anche Fabio Maria Damato, manager e stretto collaboratore della influencer, è indagato per truffa aggravata per i casi del pandoro e delle uova di Pasqua nell'inchiesta della Procura di Milano. È quanto risulta dal provvedimento del pg della Cassazione sulla competenza territoriale della Procura milanese ad indagare.

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La Procura: Ferragni ha guadagnato rafforzando la sua immagine

Il «profitto» delle presunte truffe contestate a Chiara Ferragni per i casi del pandoro Balocco, delle uova pasquali Dolci Preziosi e della bambola Trudi, è «consistito anche nel rafforzamento mediatico dell'immagine della influencer», perché l'imprenditrice ha guadagnato «dal crescente consenso ottenuto veicolando una rappresentazione di sé strettamente associata all'impegno personale nella charity», ossia nella beneficenza. 

«Pandori, consumatori doppiamente truffati»

I consumatori che hanno acquistato il pandoro "pink" della Balocco pubblicizzato dall'influencer Chiara Ferragni «sono stati indotti in modo ingannevole» all'acquisto con un «duplice danno»: la «lesione della libertà contrattuale e di autodeterminazione del cliente», in quanto hanno effettuato una compravendita che, «in assenza di un messaggio pubblicitario manipolatorio della realtà, non avrebbe effettuato», sia «nella diminuzione del patrimonio» per l'acquisto di un prodotto «a prezzo maggiorato», non trascurabile se si consideri «la totalità degli acquirenti su tutto il territorio nazionale».

 

Indagherà la Procura di Milano: la decisione

La Procura generale della Cassazione ha stabilito che tra Cuneo e Milano dovrà essere la Procura del capoluogo lombardo ad indagare sul caso Ferragni-Balocco perché i contratti tra le società dell'influencer e l'azienda dolciaria piemontese, in relazione alla sponsorizzazione del pandoro "Pink Christmas", sono stati siglati a Milano. È stato questo il criterio decisivo per dirimere la questione della competenza territoriale.

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Da quanto si è saputo, nel suo provvedimento il pg della Cassazione chiarisce che non può valere il criterio del luogo di consumazione del reato in questo caso, anche perché l'acquisto di quei pandori da parte dei consumatori è avvenuto ovviamente in vari negozi sparsi in diverse parti d'Italia. Per il pg, poi, non si può applicare nemmeno il criterio del «vincolo della continuazione» tra il caso pandoro e gli altri due su cui sta indagando Milano, ossia quelli delle uova pasquali e della bambola. E ciò perché i soggetti coinvolti in queste tre vicende sono in parte diversi. Non prevale, infine, nemmeno il criterio della residenza degli indagati.

Vale in questo caso, invece, secondo il pg, il criterio di dove si è compiuta una parte, una frazione della condotta di truffa contestata, ossia dove si sono perfezionati con la firma i contratti. Da qui la competenza di Milano, che mantiene anche quella sugli altri due casi, perché su quelli non sono stati sollevati conflitti di competenza. Nel corso del procedimento, ad ogni modo, le difese potranno riproporre la questione della competenza territoriale e arrivare su questo punto fino in Cassazione.

Perché la menzogna integra il reato di truffa

La »enfatizzazione della finalità benefica« nella campagna promozionale del pandoro Pink Christmas, »amplificata dai mezzi di comunicazione« usati, tra cui i social, ha indotto »in errore i consumatori«, che hanno »ritenuto«, attraverso l'acquisto del dolce a più di 9 euro a fronte di »circa 3,68 euro« di quello »tradizionale«, di »contribuire alla finalità benefica«, la »cui serietà era garantita anche dalla credibilità di una influencer da circa 30 milioni di follower«, ossia Chiara Ferragni. Lo scrive la Procura generale della Cassazione nel decreto con cui ha assegnato l'indagine per competenza a Milano. Il sostituto pg scrive anche che la Cassazione »ha di recente affermato che la sola menzogna è di per sé sufficiente ad integrare gli elementi costitutivi del delitto di truffa«, essendo un forma tipica di »raggiro«. Nel decreto il pg della Cassazione spiega anche che dall'analisi del materiale informatico, acquisito dalla Gdf, risulta che la »strategia di comunicazione« per la vendita di quel pandoro è »sempre stata condivisa tra i soggetti coinvolti nella vicenda«. E »nelle intenzioni delle parti non sembra mai emergere la volontà di legare l'importo della liberalità alle vendite« del dolce.

Ultimo aggiornamento: 30 Gennaio, 12:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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