Le donne saranno osservate speciali: «Valutare i rischi per chi usa la pillola»

Venerdì 19 Marzo 2021 di Graziella Melina
Le donne saranno osservate speciali: «Valutare i rischi per chi usa la pillola»
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ROMA Se il vaccino anticovid può causare eventi trombotici seppure in rari casi, in particolare in chi utilizza la pillola contraccettiva, è presto per dirlo. Il presidente del Comitato per la farmacovigilanza dell'Ema, l'agenzia regolatoria europea, Sabine Straus, precisa infatti che la questione va ancora chiarita. «C'è sempre una distinta possibilità» di eventi tromboembolici «per le donne che assumono la pillola anticoncezionale - ha rimarcato - Indagheremo il legame tra l'uso della pillola e la possibilità di un aumento dei rischi di casi avversi per chi viene vaccinato».

Nel dossier che è finito al vaglio degli esperti dell'agenzia europea del farmaco restano quindi in sospeso le segnalazioni dei 5 casi di trombosi tra gli 11 milioni trattati con il vaccino di AstraZeneca in Gran Bretagna e di altri 7 su 1,7 milioni di inoculazioni in Germania.

Riuscire a definire il nesso non è affatto semplice visto che i fattori che incrementano la coagulabilità del sangue sono diversi. «Di tutte le trombosi che si verificano nella popolazione generale - spiega Paolo Gresele, presidente della Società italiana per lo studio dell'emostasi e della trombosi (Siset) - una quota parte molto piccola sono trombosi venose intracraniche. Si tratta di condizioni favorite dall'ipercoagulabilità e talvolta da condizioni infiammatorie del sistema nervoso che ne rendono più probabile il verificarsi». Esistono condizioni di trombofilia per esempio genetiche o acquisite che possono predisporre all'insorgenza di trombosi. Secondo i dati della Siset sono più frequenti nelle donne di circa tre volte rispetto agli uomini. Non è un caso, infatti, che tra le condizioni che favoriscono la coagulabilità, non in maniera particolarmente marcata, ci sia anche l'assunzione della pillola progestinica e le gravidanze, in particolare quelle plurime. «Le trombosi venose intracraniche - rimarca Gresele - sono una delle complicazioni rare, ma possibili, incorse in gravidanza e nelle prime 6 settimane dopo il parto: il rischio di trombosi rispetto a una donna non gravida aumenta di circa due-tre volte». Normalmente, nel nostro Paese, le trombosi venose si verificano in cento casi per centomila abitanti, quindi mille in un milione di soggetti all'anno. Le trombosi intracraniche, invece, si manifestano circa l'1-1,5 per cento dei casi, quindi circa un caso, un caso e mezzo ogni centomila, ossia 10-15 ogni milione di abitanti. «Le trombosi venose intracraniche, proprio per l'importanza di fattori come la pillola o la gravidanza - avverte il presidente della Siset - avvengono con più frequenza nelle donne in età riproduttiva».

ETÀ MA NON SOLO Normalmente, le fasce più a rischio di eventi trombotici in senso generale sono quelle dell'età più avanzata. Il fenomeno è molto raro nei ragazzi e nei bambini. «Nel 50-60 per cento dei casi - spiega Gresele - si tratta di trombosi idiopatiche, la causa cioè non viene identificata, e quindi non sappiamo cosa le abbia provocate. La trombosi di gran lunga prevalente è quella che colpisce gli arti inferiori. Quella intracranica è particolarmente poco frequente». Per evitare di aumentare il rischio di trombosi, è bene quindi che si faccia uno screening. «Questi eventi - mette in guarda Gresele - possono essere rilevati e devono essere valutati ogni volta che ci sia una storia personale o familiare che faccia sospettare una predisposizione alla trombosi, soprattutto in una donna che poi si accinga a iniziare un trattamento con la pillola». Quindi, avvertono gli esperti della Siset, prima di intraprendere un trattamento anticoncezionale «la donna dovrebbe consultare il proprio medico di famiglia o un ginecologo che valuti insieme la storia personale e familiare e possa prescrivere, in caso di sospetto di predisposizione alla trombosi, esami del sangue mirati per individuare eventuali condizioni che sconsiglino l'uso della pillola ed evitare così il rischio di trombosi». 

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