Alluvione Emilia Romagna, frutteti inondati: è saltata la raccolta, la disperazione degli agricoltori: «Migliaia di alberi da ripiantare»

Nella “fruit valley” d’Europa un anno di produzione vale almeno 1,2 miliardi di euro, oltre 20mila i lavoratori

Venerdì 19 Maggio 2023 di Paolo Ricci Bitti inviato a Faenza
Alluvione Emilia Romagna, frutteti inondati: è saltata la raccolta, la disperazione degli agricoltori: «Migliaia di alberi da ripiantare»

dal nostro inviato 
FAENZA «Tra siccità e gelate il 2023 era già cominciato malissimo, poi l’alluvione del 3 maggio e infine l’apocalisse dell’altro ieri: guardi, qui per adesso bisogna ancora lottare per salvare vite, comprese quelle di tanti agricoltori ancora isolati, ma appena finita l’emergenza ci sarà da riprogettare l’intero settore ortofrutticolo della Romagna, il più vasto d’Europa, quello che dà lavoro, indotto compreso, ad almeno 20mila persone, senza dimenticare qualche migliaio di stagionali».

Sopra la testa di Nicola Dalmonte, di Faenza, 54 anni, da 4 presidente della Coldiretti della provincia di Ravenna (4mila aziende associate), continuano a ronzare gli elicotteri che recuperano naufraghi sui tetti.

Agricoltore e vivaista, ha le scarpe infangate come tutti nella sua città, alluvionata anche nelle piazze del centro dove sono parcheggiati i mezzi della protezione civile. Ragiona sulla crudeltà del momento, ma poi sposta l’orizzonte già alla fine del decennio, perché «la situazione è eccezionale tanto quanto i quasi 500 millimetri di pioggia caduti in 4 giorni nell’arco di 2 settimane e per di più proprio in maggio».

Nicola Dalmonte


ASFISSIA
Maggio è uno dei mesi più importanti in agricoltura e non ci sono precedenti relativi, in questo periodo, né a queste precipitazioni, né ai danni che hanno causato. Precipitazioni? Dalmonte è anche presidente del Cer, il Canale Emiliano Romagnolo, versione moderna (dal 1955) di opere idrauliche del Seicento, che tocca cinque province della Regione, comprese le tre romagnole (Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini) più devastate dalle alluvioni: una struttura determinante per l’irrigazione di oltre 200mila terreni di uso agricolo finita ora in gran parte sott’acqua. E in fatto di danni, adesso in decine di migliaia di quegli ettari è distrutto il raccolto di ortaggi, frutta (anche da serra, come le fragole) e seminativi di quest’anno che a livello regionale vale almeno 1,2 miliardi di euro e che coinvolge colossi internazionali come la cesenate Orogel e Conserve Italia, che ha due dei suoi otto stabilimenti italiani nel ravennate (Barbiano di Cotignola e Massa Lombarda). 

«Ma paradossalmente - continua Dalmonte - questo è il danno minore, anche se da solo rischia già di far chiudere tante aziende fra le oltre 5mila ora sommerse. Il peggio è che gran parte dei frutteti (pesche, albicocche, kiwi, susine), i più estesi del continente, saranno da ripiantare, perché gli alberi sono sott’acqua da troppo tempo e stanno morendo per carenza di ossigeno».

Asfissia radicale, si chiama: i seminativi (grano e orzo, ad esempio), con radici che scendono per una quarantina di centimetri nel terreno, sono compromessi dopo 72 ore oppure si ammalano e rendono solo in piccola parte. Le radici degli alberi da frutto vanno più in profondità, almeno un metro e mezzo, e possono "tenere" di più, ma migliaia di ettari sono in pratica sott'acqua dal 3 maggio. 

Inoltre i terreni, tenuti con cura filiale da generazioni di agricoltori che continuano a rafforzare lo storico tessuto della cooperazione romagnola, andranno rilavorati daccapo perché ora sono coperti da acqua e limo e dopo saranno colpiti da infestanti, marcescenze, funghi trascinati dalla piena. Spese pesanti che si accumulano.

«E perché i nuovi impianti tornino produttivi servono almeno 5 anni: un disastro epocale assolutamente imprevedibile - dice ancora Dalmonte -che attacca tutta la filiera della Fruit Valley che comprende anche le aziende conserviere e quelle di trasformazione dei prodotti, i succhi di frutta, ad esempio. Speriamo che almeno la vite resista un po’ di più, ma è presto per dirlo».


Migliaia di aziende agricole senza reddito per 5 anni e con ingenti spese da affrontare, comprese quelle per ricomprare trattori e macchinari travolti dalla piena. La voce di Dalmonte si incrina: «Ecco, capisce la portata della catastrofe? Qui in Romagna, lo vede, ci siamo già rimboccati le maniche, per adesso spaliamo fango mentre constatiamo con angoscia con quanta lentezza l’acqua si stia ritirando dai campi, ma è chiaro che senza aiuti dallo Stato diciamo “strutturati” non sarà possibile rimettersi in piedi con solidità». Bisogna immaginare che per ancora molti giorni, forse settimane, sarà impossibile fare un bilancio dei danni: ci sono campi ancora sotto un metro d’acqua e da due settimane ci sono allevamenti (suini, bovini e ovini) isolati sull’appennino devastato dalle frane che possono resistere solo se riforniti d’acqua, fieno e mangimi con gli elicotteri. E nella “bassa” l’autostrada fra Castel Bolognese e Faenza sembra il ponte della Libertà tra Mestre e Venezia: una desolata laguna al posto dei campi.


RIPARTENZA
«Poi serviranno ingenti aiuti dallo Stato per le fasi immediate, e aiuti ancora più ingenti, quelli “strutturati”, per i prossimi anni, perché l’agricoltura ha tempi stagionali e pluriennali: finanziamenti, esenzioni fiscali, mutui agevolati. Vogliamo ripartire - dice ancora Dalmonte - per noi, perché siamo fieri di quanto è stato creato con tanti sacrifici e competenze, e per l’Italia, che la Romagna rifornisce da sempre aumentando le quote dei prodotti esportati in tutto il mondo. Però al tempo stesso dovremo evitare di essere così esposti a questi eventi che ora definiamo giustamente eccezionali, ma chissà in futuro».

Il presidente dell’Emilia-Romagna, Bonaccini, ha parlato di terremoto ed è, secondo Dalmonte, un paragone adeguato: «Così come le case devono essere antisismiche, il settore dell’agricoltura e tutto ciò che lo riguarda, ovvero tutto il territorio, dovranno essere “antialluvione”, per farmi capire. E lo dico parlando da una Regione che credo essere all’avanguardia. Serviranno risorse e politiche per la massima tutela degli argini, che vanno tenuti sgombri da alberi e difesi da animali che scavano tane. Dovrà essere valutato dove ricoltivare e dove coltivare ex novo, dove costruire impianti, serre e stalle».

Nella Romagna agricola colpita da un evento eccezionale, la norma deve diventare la capacità di resistere all’eccezionalità.


Paolo Ricci Bitti
 

Ultimo aggiornamento: 20 Maggio, 10:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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